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Immigrazione: Papa Francesco, i precedenti storici e lo sradicamento di civiltà

by La Redazione
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immigrazione invasioneRoma, 20 feb – Anche in Messico il compagno Francesco ha avuto modo di fare il suo show alla Bono Vox sul dramma dei “migranti” prendendosi ovviamente le giuste rampognate da Donald Trump, l’unico candidato interessante nella solitamente noiosa campagna elettorale americana. Se certamente l’importazione di milioni di sudamericani analfabeti non fa benissimo agli Usa (di per sé comunque storicamente multietnici), veniamo un pochino a casa nostra e guardiamo seriamente cosa sta succedendo. L’immigrazione è, infatti, probabilmente il modo migliore per capire chi, in Italia, detiene abbastanza potere da riuscire ad imporre politiche suicide indegne di un paese vagamente civile. Area post-comunista, Chiesa ed apparati clericali vari e crimine organizzato sono compattamente saldi nel lucrare su un business che, come notava qualcuno, è più remunerativo della droga.

Dalle indagini appare che il business (lecito e illecito) dell’accoglienza agli immigrati ha coalizzato le tre grandi forze socio-politiche che storicamente comandano il Paese e raccolgono il consenso della popolazione: sinistra, chiesa, mafia. Poiché la marea migratoria è “destinata a durare almeno vent’anni”, come dicono dagli Usa, quella coalizione si consolida nella sua proiezione verso il futuro, come blocco di potere. Venti anni di questo business e della conseguente alleanza politico-ideologica tra le suddette forze comporteranno costante declino funzionale del Paese, perché si tratta di forze altamente parassitare e di stagnazione, per metodi e per cultura. Potremo resistere altri 20 anni in queste condizioni?

È lecito dubitarne. Nella sola Africa, vivono oggi un miliardo di persone e in buona parte sono spinte all’immigrazione da fame, sete, guerre, epidemie, tirannie, tribalismi, persecuzioni religiose, ossia dalle conseguenze della propria storia e dei propri schemi comportamentali collettivi. Non per colpa “nostra” come vorrebbero farci credere i vari gesuiti sudamericani, ed infatti abbiamo già visto quanti danari abbiamo letteralmente bruciato nel vano tentativo di migliorare un pochino le cose da quelle parti.

Quindi la stessa quantità di prevedibili flussi ci travolgerà se non li fermeremo impiegando tutte le misure necessarie, che sono legittimate dal diritto alla sopravvivenza, cioè dal fatto che, se non le usiamo, verremo estinti come nazioni e come civiltà. Il multiculturalismo è fallito in pieno, e l’integrazione non funziona se non marginalmente. Si possono al limite integrare le persone singole, al meglio singole famiglie, mentre le comunità di centinaia di migliaia di immigrati, di fatto, non si integrano, non si assimilano, bensì mantengono i loro caratteri tipici, rafforzandoli. Caratteri che, va detto in spregio ad ogni peloso politicamente corretto, dal nostro punto di vista sono barbari e ripugnanti.

Roma offre un incredibile parallelismo con la nostra storia recente: fin dal II secolo a.C. fu posto in essere un meccanismo di progressiva distruzione della classe media romano-italica attraverso la concentrazione fondiaria dell’oligarchia parassitaria senatoria, la quale ovviamente necessitava di forza-lavoro abbondante ed a buon mercato per le sue vigne ed i suoi ulivi. Iniziò così l’importazione di schiavi sempre più massiccia, che trasformò l’Urbe in una caotica cloaca multietnica di questuanti invisi alla popolazione autoctona i cui ultimi paladini erano costituiti dai pretoriani (sempre arruolati fra gli Italici) come si evince dalle sanguinose repressioni a cui si lasciavano andare. Non a caso fu uno straniero ed un traditore di Roma, il nefasto imperatore Costantino (figlio dell’illiro Costanzo Cloro) a sciogliere il corpo pretorio di cui la storiografia ovviamente ci restituisce una visione cupa e degenerata, come tutto quello che non piace ai sacerdoti di quel culto mediorientale che prese il potere da allora stabilmente nella nazione. Questo è quanto.

Vogliamo in qualche modo renderci conto che se all’epoca i cambiamenti avvenivano molto lentamente a causa dell’arretratezza tecnica di trasporti e comunicazioni, oggi siamo praticamente alla caduta di una civiltà in tempo reale?

Matteo Rovatti

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