Roma, 8 ago – Si allunga la lista dei Paesi africani che espelle immigrati e rifugiati africani per salvaguardare gli interessi dei propri cittadini. Dopo la Tanzania (che ha espulso un milione di clandestini del Burundi) e lo Zambia che ha cacciato via centinaia di immigrati, adesso è la Costa d’Avorio che espelle rifugiati dal vicino Burkina Faso.
Costa d’Avorio l’atto di espulsione dei rifugiati
Il Burkina Faso sta attraversando un momento difficile, per via dei gruppi jihadisti che terrorizzano parte del Paese: molti suoi cittadini sono scappati in Costa d’Avorio, un Paese confinante che, oltre ad essere pacifico, è anche il più ricco dell’Africa occidentale. Come è successo in altri paesi africani, le autorità ivoriane invece di accogliere i rifugiati a braccia aperte ne ha espulsi 164, rimandandoli indietro.
Tra questi 164 oltre agli uomini c’erano anche donne e bambini: ciò non ha impedito alle autorità ivoriane di usare il pugno di ferro e cacciarli via, giustificando questa decisione col fatto che questi rifugiati erano una minaccia alla sicurezza nazionale.
La reazione del Burkina Faso
Come è facile immaginare le autorità burkinabé hanno reagito male alla decisione presa dalla Costa d’Avorio. A quanto pare, le autorità ivoriane sono andate anche oltre il concetto – indubbiamente fondato – di accoglienza ai rifugiati (un conto è essere rifugiati, per loro natura sempre in numero esiguo, un altro sono i cosiddetti “migranti economici”) pur di tutelare gli interessi dei propri cittadini, in questo caso soprattutto per impedire attacchi terroristici, un rischio ritenuto molto alto nell’infiltrazione tra i richiedenti asilo. Cosa sarebbe accaduto che un Paese come l’Italia si fosse comportato così? In ogni caso, è palese un fatto, a prescindere dalle opinioni: con la volontà politica si può fare più o meno tutto, in un ambito in cui lo Stato italiano ha deciso di privarsi di un suo potere fondamentale negli ultimi decenni.
Giuseppe De Santis