Roma, 23 mag – Il trionfo dell’Atalanta in Europa League non è un caso. Basta il ranking europeo a mostrare come i club italiani in Europa siano decisamente in ripresa da anni, con squadre come la Roma – peraltro anche quest’anno autrici di un percorso notevole – che arrivano costantemente tra le prime quattro della seconda o terza competizione europea. Dove non c’è l’abisso economico d club di vertice incontstabilmente più potenti dei nostri, si ricomincia a ragionare. E adesso è arrivato anche un successo, il secondo in tre anni dopo quello dei giallorossi in Conference League nel 2022, e peraltro, di una nitidezza che in pochi avevano previsto.
Il trionfo dell’Atalanta in Europa League e di Gasperini
Tornare a vincere una “simil-coppa Uefa” dopo 25 anni è un fatto che non può passare inosservato. Corrisponde a un rendimento dei club italiani in costante ascesa, più nelle coppe minori (Europa League e Conference) che in Champions, ma è già un punto di partenza importante. “Simil-Coppa Uefa” perché siamo decisamente su un livello più basso: il trofeo precedente era la più difficile delle competizioni europee (pure più della vecchia Coppa dei Campioni, prestigiosa ma includente i vincitori di tutti i campionati, anche quelli minori, contro un torneo dove le seconde, le terze e le quarte dei maggiori campionati si scontravano tutte). Però, come dire, questa è l’epoca odierna, e va presa nel modo giusto. Ovvero, quello di puntare sempre ad arrivare in fondo.
La dimostrazione del “teorema di Lippi”
“Un minimo gruppo italiano è necessario per arrivare in fondo alle competizioni”, ripete in questi anni di esterofilia folle Marcello Lippi. La questione non riguarda chiaramente per forza la nazionalità italiana, ma in generale il fatto che i “puzzle” multinazionali senza gruppi con una lingua dominante non siano molto utili a fare gruppo e coesione. Tutte le squadre che sono arrivare in fondo alle competizioni europee negli ultimi 15 anni, ovvero da quando l’invasione dei calciatori stranieri in Italia è diventata incontrollata, hanno sempre avuto un gruppo nazionale dominante. L’Inter di Mourinho aveva quello argentino, con i vari Cambiaso e Milito, l’Atalanta di Gasperini ha 9 giocatori italiani su 23 di cui titolari mediamente 4 su 11 (ieri sera 3, visto che Scalvini è entrato nella ripresa). La Roma, la Juventus, le altre squadre che spesso sono arrivate in fondo hanno tutte un minimo di titolari italiani e un gruppo maggioritario di italiani in rosa.
Proseguire con il delirio esterofilo volto a cercare giocatori ovunque tranne che nelle primavere italiane non ha nessun senso. E lo dicono i numeri. Poi certo, ieri sera il mattatore è stato Ademola Lookman, autore di una prestazione straordinaria. Ma converebbe ricordare che quello dell’Europa League in generale sia stato Gianluca Scamacca, con sei reti in dieci partite nella competizione. E quella rovesciata alla Van Basten in semifinale che non può non aver illuminato il cielo di chi ama questo sport.
Stelio Fergola