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Il “sovranista intelligente”

by Stelio Fergola
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sovranista intelligente

Roma, 2 sett – È un tipo sveglio, il sovranista intelligente. Abilissimo nell’organizzare un qualsivoglia simposio, citare a sproposito grandi nomi del passato politico o intellettuale in modo talmente capzioso da fare invidia a qualsiasi cronista di Repubblica. Scaltro nel prendere applausi, perfetto per indignarsi, per organizzare strani rituali tradizionali di non si sa bene cosa. Un po’ meno per fotografare la vita reale, ma sono dettagli.

Il sovranista intelligente è una stampella del piddino (stupido o meno che sia)

Al sovranista intelligente non sfugge niente. Non gliela si fa. Lui capisce come vanno le cose prima ancora che comincino. E allora è capace di dare addosso al successo di AfD in Germania, perché AfD, si sa, proclama gli interessi tedeschi e critica quelli mediterranei. A quel punto il sovranista intelligente si espone in quella che la sua specialità: offendersi e marciare magari contro il partito tedesco. Non gli viene in mente di riflettere sul fatto, in fondo trascurabile, che i sovranisti tedeschi possano andare in una direzione a lui affine, sebbene – ovviamente, e non si dovrebbe neanche spiegare – dalla prospettiva tedesca e non italiana. Il sovranista intelligente potrebbe prendersela pure con Viktor Orban che rifiuta la sua quota di “migranti” perché vuole combattere il fenomeno nella sua totalità e non dare il minimo appoggio alla mentalità immigrazionista stessa (quella che discute “come spartirsi” i clandestini e mai come non farli arrivare né tanto meno come “legalizzarli”). Il sovranista intelligente potrebbe attaccare AfD, viste le sue origini “da Ddr”, quindi Germania dell’Est, quindi comunista, quindi cattiva, quindi da ostacolare.

Perché il sovranista intelligente ha un’altra caratteristica pregnante: non va avanti nella storia. Per il sovranista intelligente siamo ancora nel 1944, nel 1989 o scegliere pure voi l’epoca che più preferite per cristallizzarere inimicizie ideologiche completamente inutili nel 2024.

Che poi alcune sono le stesse argomentazioni dell’elettore medio del Pd, europeista, globalista e anti-italiano. Da questo punto di vista, il sovranista intelligente è il suo migliore amico. Solo che non lo sa, o peggio ancora si vanta di essere qualcosa di diverso. D’altronde, il sovranista intelligente pensa che il sovranismo tradizionale sia destinato a estinguersi. Poco conta che tutti i popoli europei continuino a votare imperterriti partiti e movimenti che percepiscono come anti-europeisti (discorso diverso da cosa facciano concretamente poi questi ultimi nella realtà, non è quello il punto). Macché, il sovranismo classico è estinto, non ci sono dubbi, non c’è nemmeno un singolo dubbio, figuriamoci un plurale. E così, tra una conferenza su Julius Evola, René Guénon o Leon Degrelle (ma è una lista molto lunga) l’intellettuale si trincera nel suo disprezzo del popolino ignorante, esattamente come il collega democratico fuscia nazareniano.

Una tradizione che la destra si porta dietro dai tempi dell’Antirisorgimento post-bellici

Il sovranismo intelligente esiste da prima del sovranismo stesso. Afferisce a una tradizione che in realtà ha preso piede dopo la tragedia della seconda guerra mondiale, non casualmente vicina a pensatori come Giuseppe Prezzolini e dimentico dei vari storici e filosofi Gioacchino Volpe o lo stesso Giovanni Gentile. Proprio quel Prezzolini che giudicava il Risorgimento nel modo più banale possibile (purtroppo, di grande successo nella cultura di destra), ovvero come elitario, lontano dal popolo, quando i numeri del movimento di unificazione nazionale italiana sono oggettivamente superiori a qualsiasi altro che abbia generato una Nazione unitaria nell’Europa occidentale (ed è singolare che ad accorgersene sia stato uno studioso britannico, Derek Beales). In realtà, l’anti-italianità post bellica, di riflesso o di origine, fu espressa da uomini di intelligenza vera, non ironica, ma animati da aperta malafede o ingenuità depressa. A pensarci bene, magari il sovranista intelligente del XXI secolo si nutrisse di un briciolo non tanto di quella cultura, ma di quella capacità di analizzare il reale. Nonostante i limiti e i palesi boomerang. Perché l’intellettuale di destra post-bellica e il sovranista intelligente condividono, in questo, un simile e bizzarro destino: fungere da stamperlla alla cultura anti-nazionale guidata dalla sinistra italiana. prima marxista ora fucsia. Ma cambia poco, vista la costante: la distruzione della Nazione.

Stelio Fergola

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