Roma, 12 mag – Due anni fa uno studio americano condotto del sociologo Tim Wadsworth della University of Colorado Boulder (negli Stati Uniti) e pubblicato sulla rivista scientifica “Social Indicators Research” aveva svelato che il sesso rende felici solo se si pensa di farlo più degli altri perché il paragone con amici e conoscenti inciderebbe sull’autostima e sulla serenità: dai risultati è infatti emerso che chi dichiara di fare sesso 2-3 volte al mese, ma pensa che i suoi amici lo facciano ogni settimana, ha una probabilità minore del 14% di riportare un alto livello di felicità. Una sorta di competizione dunque, che spingerebbe le persone, senza distinzione di genere, ad indugiare nella carnalità più spesso che si può: per gli uomini sarebbe un modo per riaffermare la propria funzionalità e mascolinità, mentre per le donne una rassicurazione sull’essere desiderate.
Contrordine: un gruppo di esperti ricercatori e scienziati della Carnegie Mellon University di Pittsburgh, in Pennsylvania hanno smentito, tramite la loro ricerca, anni di credenze popolari e luoghi comuni: fare troppo sesso rende infelici. La sperimentazione è stata pubblicata in questi giorni sulla rivista specializzata Journal of Economic Behavior & Organization. A quanto pare fare più sesso non corrisponde a essere più felici, anzi, dedicare molto tempo all’attività sessuale può avere un effetto boomerang e far ottenere l’effetto opposto. I ricercatori hanno coinvolto nello studio 64 coppie sposate di età compresa tra i 35 e i 65 anni d’età, che sono state poi divise in due gruppi: ad uno è stato richiesto di raddoppiare la propria vita sessuale, all’altro di proseguire nella propria routine. Il periodo di osservazione è durato circa dodici settimane. Durante questo periodo hanno sottoposto, ai soggetti coinvolti nell’analisi, un questionario online in base al quale hanno notato che nelle coppie a cui era stato richiesto di fare più sesso e darsi più da fare sotto le lenzuola, si registravano cali di desiderio tra i due partner e una preferenza a ridurre il numero degli amplessi. Questo perché l’incremento dell’attività sessuale ha in un certo senso compromesso la spontaneità, il romanticismo e il desiderio della coppia. Al contrario, le coppie che hanno continuato a consumare rapporti sessuali come d’abitudine, hanno mantenuto invariata l’attrazione reciproca.
«Il desiderio di avere rapporti sessuali diminuisce molto più velocemente una volta iniziato il sesso», ha dichiarato uno dei ricercatori che hanno condotto questa analisi Tamar Krishnamurti, del Dipartimento di Ingegneria e Politiche Pubbliche. La professoressa ha quindi continuato: «Invece di concentrarsi sull’aumento della frequenza dei rapporti sessuali, su ritmi tipici della prima fase del rapporto, le coppie potrebbero preferire la creazione di un ambiente che renda il sesso più divertente».
Predittivo forse Ivano, interpretato da Carlo Verdone in Viaggi di Nozze, quando si rivolgeva alla provocante moglie con: “Lo famo strano?”. A quanto pare, infatti, la quantità si rivelerebbe un fattore nettamente meno importante rispetto alla qualità: un rapporto ben consumato procurerebbe una soddisfazione nettamente maggiore rispetto al farlo spesso.
Insomma, spesso si crede erroneamente che per salvare una relazione sia necessario incrementare il tempo da dedicare al sesso, oggi sappiamo che questa non è una buona idea perché alla lunga si ha una flessione del desiderio e della passione. È consigliabile invece evitare il lato meccanico del rapporto sessuale spendendo più tempo nella ricerca di ambienti e situazioni maggiormente stuzzicanti e appetibili dal punto di vista sessuale.
Largo spazio alla creatività!
Marta Stentella