Roma, 30 nov – Patriarcato tottiano, avete letto benissimo. La perla del resto è intellettuale, di quelle raffinate, graffianti, profonde. Ed è grittata ancora una volta Massimo Gramellini, un uomo che riesce sicuramente nell’intento di farsi leggere da tutti, oltre che per la brevità delle sue asserzioni, anche per l’impossibilità di non far emettere una grassa risata ogni tanto. E in una vita così sofferente, si sa, ridere fa benissimo.
Il “patriarcato tottiano”
Il “patriarcato tottiano” si legge nell’ultimo, esilarante “Caffé” di Gramellini. Versi epici, rivoluzionari quanto una carbonara venuta male, sensati quanto una camminata per strada indossando le proprie mutande in testa, che recitano così: “Inutile dire che, mentre le donne stanno tutte con Ilary, sui social non si trova un solo romanista che prenda le distanze dal patriarcato tottiano. A riprova che l’unica educazione sentimentale funzionante in Italia è quella del tifo”. Un filosofo. In realtà, il passaggio in questione è quello finale. Di un pensiero comunque breve e altrettanto strambo (“La conduttrice televisiva, che nei fotogrammi culminanti dell’opera vediamo arrampicarsi sul soppalco della casa coniugale alla ricerca dell’arca perduta (le borse e le scarpe nascoste dall’ex marito), è assurta di colpo a coscienza critica della Nazione, ponendo a noi tutti un grave dilemma: è Totti il nuovo volto del maschio-padrone?”: dobbiamo aggiunger altro?).
Grazie Massimo
Prendi una parola, assicurati che sia ultradiffusa, ovviamente per le ragioni più imbecilli. Fatto? Bene. Poi prendi un tema estremamente mainstream, di quelli proprio caciaroni e inqualificabili, di ispirazione Ferragnez per intenderci, ma forse più innocuo. Ecco, ci sono: Totti e Ilary. Fatto? Bene. Ora mescola sapientemente questi due ingredienti e otterrai il mix necessario per provare, con disperazione e franco imbarazzo, ad essere ancora sulla cresta dell’onda. Onda non certo nobile o esaltabile, chiaramente, ma pur sempre l’onda. Questo “percorso mucciacciano” appena descritto (per chi si ricorda il mitico Art Attack), è la strada verso il cabaret involontario. Perché Massimo Gramellini altro non è che questo: un cabarettista. Capace di farci ridere ogni volta, con somma gratitudine.
Stelio Fergola