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Il partito dello spettacolo

by Redazione
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Il 25 aprile appena trascorso è stato caratterizzato da un fiume di retorica che, iniziato con l’episodio di falsa censura dello scrittore Antonio Scurati, si è concluso con la perla dell’attore e regista Michele Riondino. Quest’ultimo, infatti, ha pubblicato sul profilo personale Facebook una foto del Presidente del Senato Ignazio La Russa, risalente al 1992, che lo ritrae in posa davanti a un ritratto di Mussolini insieme ad altri esponenti missini, ma a testa in giù, con un evidente richiamo allo scempio di Piazzale Loreto. Il tutto arricchito da un post in cui, in maniera sarcastica, scrive di rimpiangere i vecchi fascisti di una volta, ‘autentici e spavaldi’, rispetto a quelli attuali, definiti ‘pecore’, incapaci di definirsi antifascisti (chissà poi perché dovrebbero farlo…). Partito dello Spettacolo

Quello di Riondino, che tra l’altro ha ribadito il suo pensiero durante il Concerto del Primo maggio a Taranto di cui è uno degli organizzatori, è l’ultimo di una serie di prese di posizione contro la Destra al governo, da parte di esponenti del mondo dello spettacolo. Il picco si è raggiunto un paio di mesi fa con le proteste per la nomina di Luca De Fusco a direttore del Teatro di Roma, mediante una lettera firmata, tra gli altri, da Elio Germano, Lino Guanciale, Sonia Bergamasco e Fabrizio Gifuni, i quali hanno accusato il Governo di ‘voler occupare ogni posizione possibile con arroganza’. Si sa, la cultura non è fascista e se è fascista allora non è cultura… Partito dello Spettacolo

Per non parlare dei tre film del momento e della loro martellante propaganda immigrazionista e femminista: “Io, capitano” di Matteo Garrone, i cui due  protagonisti vestono rigorosamente firmati dalla testa ai piedi ad ogni festival cinematografico; “C’è ancora domani”, esordio record di Paola Cortellesi, che descrive un’Italia popolata da mariti tossici e violenti; infine “Comandante”, interpretato da Pierfrancesco Favino nei panni dell’eroe di guerra italiano Salvatore Todaro, fatto passare per una sorta di ‘Carola Rackete’ ante litteram, pur appartenendo a quella stessa X Mas costata il posto ad Enrico Montesano.

E poi Sanremo, ormai il Festival del politicamente corretto, con Ghali e Dargen D’Amico e le loro canzoni pro migranti. Senza dimenticare i Ferragnez e la campagna elettorale contro Giorgia Meloni nel 2022. Tutti figli di Nanni Moretti e dei suoi girotondi antiberlusconiani.

Fortunatamente esiste la realtà, che ha sbugiardato queste persone; certo è che il “Partito dello Spettacolo” tende a creare quegli ‘stati di spirito utili a veicolare determinati messaggi politici e culturali, anche a costo di andare contro la democrazia. Ne è una riprova il regista Paolo Virzì che ha di fatto descritto l’elettorato di destra ‘senza cervello’, un po’ come nel film del 2007 di Daniele Luchetti “Mio fratello è figlio unico”, in cui si contrappongono un bello e affascinante Riccardo Scamarcio, ovviamente di sinistra, e un povero ottuso Elio Germano, il fratello ovviamente di destra.

 

Gianluca Rizzi

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