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Il fascismo: la misteriosa riapparizione dell’idea mitica e simbolica del mondo

by La Redazione
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Roma, 1 lug – Il fascismo è fenomeno epocale europeo: ciò vuol significare che è fatto storico coinvolgente l’Europa, sorge in Europa e segna con la sua essenza profonda l’intera epoca, come potenza arcaicamente e violentemente evocatrice della guerra totale, spirituale e politica, religiosa ed economica, alla modernità e della controffensiva finale della stessa nei confronti di tale suo nemico mortale. La causa profonda del fascismo, ciò da cui proviene come emergere della sua stessa essenza nell’esistenza, è la rivolta immunitaria, l’ultima, dei popoli europei al male, alla malattia mortale che li uccide e che è la modernità come frattura, separazione, diabállein… Da ciò consegue che, come in ogni organismo vivente, la rivolta immunitaria, che ha per finalità e funzione quella di salvare lo stesso organismo consentendogli di tornare alla sua vera natura che è quella più vicina al concetto di salute, deve fare appello, deve evocare le forze profonde, ancestrali, spirituali, la stessa ragion d’essere, il medesimo corredo genetico dei popoli europei, quello che sono stati o quello che dovrebbero essere e non lo sono o quello che vorrebbero essere ma non hanno più la forza per essere.

Quali sono queste radici? Qual è questo corredo genetico dell’Europa? La stessa rivolta immunitaria ce lo dice manifestamente, anzi lo rivendica come vessillo, come arma, come segno di distinzione, come carattere di forte dignità: è la spiritualità virile che sta nel mondo, la visione religiosa, eroica e guerriera della vita, è la sacrata militia, concetto che proviene dalla più luminosa preistoria indoeuropea e si rimanifesta folgorante e disciplinatamente feroce in tutta la lunga storia dei popoli d’Europa, nella loro Tradizione vivente: Omero, Sparta, Atene, Roma, Medioevo Ghibellino. La Rivolta immunitaria perché sia efficace deve fare appello alle cellule giovani, alle forze vitali dell’organismo, alla Vita stessa come base (fondamento per ricostruire l’Edificio dello Spirito, cioè la Res Publica, la Polis, l’Impero come immagine del Cosmo), alla Vita come vigoria del bios, ed è la Gioventù, sono i giovani e le giovani, nuovi opliti, nuovi legionari che marceranno cantando militarmente e religiosamente liberi nelle loro comunità. È la giovinezza come categoria dello Spirito, il Fascismo è l’ultimo canto alla Vita della gioventù Europea. È l’età degli Eroi, dei guerrieri e dei mistici che, in ogni civiltà, precede quella dei mercanti, dei sofisti e dei corrotti, divenendo, quella civiltà, civilizzazione in senso spengleriano.

Allora il fascismo come fenomeno epocale è il mito dell’Europa, è il “racconto” delle gesta eroiche degli ultimi Achille, Leonida, Pelopida, Scipione … dell’Europa. Com’è accaduto con gli Aedi che nella Grecia arcaica cantavano le gesta degli eroi e le “storie” dell’età degli eroi, come l’impresa di Troia e cioè quello che sarà poi il poema dell’Iliade, educando, con la rappresentazione dell’esempio, le giovani generazioni ed al contempo conservando l’immortalità e la gloria degli eroi stessi e tutto ciò provenendo dalle muse, poiché esse cantavano attraverso i cantori; così l’età eroica del fascismo deve essere cantata e narrata ai giovani, ai posteri affinché non solo si sappia che è possibile un altro tipo di uomo, ma che questo è quello più vicino agli Déi e quindi al bene. Tutto questo è la funzione pedagogica ed anagogica del mito e della musica che, come insegna Platone, devono prendere l’animo, formarlo e condurlo in alto.

Gli studi storici sulla contemporaneità (George Mosse, Zeev Sternhel, Renzo De Felice, Eugen Weber, Emilio Gentile) hanno, pur tra diverse valutazioni e articolati criteri di giudizio della materia, acquisito la convinzione, supportata peraltro scientificamente, che il fascismo come fenomeno europeo, fenomeno, e lo si è detto, non solo e non tanto politico quanto epocale, come hanno esplicitato gli studi di Adriano Romualdi e Giorgio Locchi, che noi teniamo fondamentalmente presenti, abbia rivestito i caratteri e la natura di una autentica invasione degli Hyksos, per usare la nota espressione di Croce. Cosa significa tutto ciò? In sostanza si vuole esprimere il dato antropologico, incontestabile, che la ispirazione, le Idee senza parole, l’Immagine del Mondo (e ciò vuol dire visione della politica, della società, dell’uomo nonché del rapporto tra religione e politica, tra etica, politica ed economia …) del fenomeno storico in oggetto, sia stata una sorta di irruzione imprevista ed imprevedibile nella modernità di “qualcosa”, come fatto culturale prima che politico, e culturale non nel senso libresco della parola ma in quello latamente spirituale, che ha sconvolto in termini filosofici i fondamenti medesimi della modernità. Infatti nei primi decenni del Novecento compare, come una vena aurea sommersa che riemerge alla luce del Sole, in tutta Europa, contemporaneamente, un tipo umano essenzialmente guerriero e pertanto antiborghese ed antimercantile, e cioè radicalmente differente da tutta la restante umanità. Questo è un fatto, sul piano storico, di una rilevanza enorme e che segna un’epoca in quanto esprime, in guisa se pur latente ma intuitiva, una inconfondibile idea del mondo e la radice indoeuropea di tale spiritualità. Questo concetto è supportato dalla nota affermazione hegeliana: “la filosofia è considerazione pensante dei fatti”. Se, appunto filosoficamente, e cioè secondo l’analisi e lo studio dei concetti esplicativi perché fondativi delle epoche storiche, la modernità ed il mondo moderno nascono con i cosiddetti umanesimo e rinascimento, si sviluppano e si consolidano, in termini politico-istituzionali ed economico-sociali, nell’evento rivoluzionario francese dell’89 e nel suo habitat culturale illuministico, il fascismo, sin dalle sue prime espressioni politico-culturali, si distingue e si caratterizza con un atteggiamento di totale e radicale rifiuto dell’intero complesso ideologico della modernità: o da Cartesio in poi o dall’Illuminismo in poi.

A questo punto sorge la necessità di esprimere tale negazione, sia da parte del Fascismo italiano come di quello tedesco (il Nazionalsocialismo e la galassia culturale della Rivoluzione Conservatrice), di quello rumeno (la Legione dell’Arcangelo Gabriele e cioè la Guardia di Ferro fondata da Codreanu), nonché di quello spagnolo (la Falange di Josè Antonio Primo De Rivera) e quello francese (i movimenti politici e culturali come la Action Francaise di Maurras e soprattutto il Parti Populaire Francais di Doriot)… nella specifica modalità in cui ogni complesso ideale, nuovo e rivoluzionario si è affermato nella storia, utilizzando cioè il lessico dell’avversario (non possedendone uno proprio), mutandone però il semantema e, a volte, la stessa collocazione nell’ordine del discorso, ed è la fase mitica dell’evento che precede quella logica. Infatti, l’intera Welthanscauung del fascismo, avendo come suoi immediati e più prossimi padri generatori Nietzsche e Wagner ed il loro mito del sovrumano come oltre-uomo (accezione esatta del cosiddetto “super-uomo”), Sorel e la revisione antimaterialistica del Marxismo, i sindacalisti rivoluzionari ed i nazionalisti radicali, D’Annunzio ed il suo estetismo politico, i Futuristi ed i Tradizionalisti, si deve esprimere in termini essenzialmente mitici. Ciò vuol dire che, come accadde al cristianesimo, che si caratterizzava nel confronto-scontro con la cultura pagana greco-romana come un movimento che assorbiva e superava le antinomie e le contrapposizioni dialettiche della cultura egemone, così il fascismo, inaugurando e supportando il diffondersi in Europa del pensiero mitico, ha utilizzato, nello stesso momento e nel medesimo Logos come discorso, tutte le contraddizioni concettuali della cultura moderna egemone (Individuo-Comunità; Stato-Lavoro; Fede-Sapere; Spirito-Materia; Patria-Socialismo) in modo contestuale ed unitario, dimostrandone la fecondità spirituale e non invece quello che per il comune sentire era solo una contraddittorietà di concetti che, nel separare (diabállein) la società e la cultura, le frantumava e ne paralizzava qualsiasi vitale movimento. Ciò significa che tale fenomeno europeo ha operato una sintesi (symbállein) fattuale di tali contrapposizioni, che, mentre per la cultura moderna sono infatti inconciliabili ed inconiugabili, il Fascismo, coniugandole, non solo dimostrava che il loro uso non è contraddittorio ma, in virtù di una visione mitica delle stesse, le ha pensate con i significati che possono aver avuto prima della loro scissione, operata dalla stessa cultura moderna, essendo la scissione, come aveva capito già Hegel, la natura più intima della modernità. D’altronde, per negare ed annullare le basi di una cultura, che sia egemonicamente pervasiva e fondativa di un’intera civilizzazione, non possedendo alcuno degli strumenti lessicali alternativi per esprimere i propri complessi ideali, non si può non fare appello alla fase cosiddetta “mitica” del pensiero che, come è noto, vive ed opera proprio in virtù delle contraddizioni dialettiche (che sono tali solo per la successiva fase razionale del pensiero stesso) facendole proprie e riconoscendole, anzi rivendicandole. Valga ad esempio tanto la prospettiva visuale e logica di Eraclito quanto, in antropologia culturale, il pensiero dei popoli pre-moderni o tradizionali. Pensiero mitico, che sarebbe forse più esatto chiamare mistico, significa ed ha fondamento sul fare appello al Principio, all’Arché del modello di civiltà che si vuole opporre a quello dominante; Principio che, pur trovandosi nel Passato, deve essere comunque realizzato nel Futuro, mediante il Rito e la sua attualizzazione quotidiana: qui ed ora (il Mito della Romanità nel Fascismo, della germanicità nel Nazionalsocialismo, della Hispanidad nel Falangismo spagnolo…). Il Mito supera, pertanto, il tempo nella sua accezione cristiana e quindi lineare e profana (ed è qui presente l’intuizione di Nietzsche a proposito dell’eterno ritorno e della concezione sferica della storia) ed introduce una visione ciclica del tempo, che è quella della cultura indoeuropea e greco-romana, dove passato, presente e futuro si ritrovano contestualmente in un presente spirituale (la fondazione-rinnovazione dell’Impero Romano nella cultura fascista).

Il pensiero mitico implica, pertanto, il ricorso al rito che attua il mito, ed ecco la ritualità mistica della vita politica del Popolo inteso in maniera totalitaria (cioè olistica); ecco le adunate del Popolo secondo il calendario rituale della nuova religione civile (il Culto del Littorio); ed ecco la concezione estetica della politica, affermatasi con l’esperienza di D’Annunzio a Fiume, che si realizza mediante l’uso del Simbolo che veicola in modo intuitivo i concetti fondamentali di tale visione del mondo; ed ecco il Partito, infine, che a differenza della modernità, più ed oltre un’organizzazione politica appare ed è vissuto dai membri dello stesso come un organismo mistico-religioso e militare: una Sacrata Militia! Il Fascismo, pertanto, ha inaugurato qualcosa di inaudito per la modernità: il ritorno della vita politica della Comunità come celebrazione giuridico-religiosa totale e permanente nella cultura dei popoli europei ed, in piena modernità, il ritorno rivoluzionario del Mito, del Rito e del Simbolo, quali espressioni culturali e strumenti logici tipici delle culture indoeuropee tradizionali pre-moderne. Ciò lo ha fatto utilizzando la tecnica moderna per tentare, mediante una Rivoluzione continua delle mentalità, più che sociale e/o economica, la formazione di un Uomo nuovo, sentito e vissuto, comunque, come antico.

Giandomenico Casalino

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