Roma, 22 ago – In certi casi sarebbe meglio il silenzio, o l’inattivismo comunicativo, chiamatelo come vi pare. Elargire elemosine per fare finta di sostenere è veramente ridicolo. Tranne che per gli europeisti, sia chiaro, visto che loro si tengono tutto, qualsiasi attacco, qualsiasi impropria “prestazione sessuale economica passiva” (non mi viene in mente un altro modo “elegante” per rendere chiara la metafora), qualsiasi umiliazione. Per le persone normali quanto meno il dubbio di essere presi in giro si insinua.
Il “contributo Ue” alla costruzione del Ponte è una presa in giro
È passato un mese circa, e lo abbiamo aspettato di proposito, per commentare il “contributo Ue” alla costruzione del Ponte di Messina. Volevamo aspettare eventuali aggiornamenti che, strano a dirsi, non sono arrivati. Il 17 luglio scorso, infatti, arrivava la notizia ufficiale del finanziamento da Bruxelles per “oltre 24,7 milioni di euro”. Faceva abbastanza sorridere la parola “oltre”, ben inserita da chi, nell’Agenzia di stampa nazionale, pubblicò l’aggiornamento nel merito. Insomma, bisognava “ingrossare” in qualche modo la cifra, per cui “oltre” potrebbe risultare a un occhio disattento un elemento di rafforzamento. Perché se poi si leggeva la cifra di per sé non si poteva non scoppiare a ridere – o più propriamente a piangere – ribadendo sempre la natura di contributore netto dell’Italia alla sedicente “Unione” e quanto riceva sempre meno di quanto versa ogni maledetto anno, scandito dalle solite ramanzine sul debito da tenere sotto controllo, insieme ai conti pubblici.
Sputare in faccia a un contributore netto in questo modo è indecoroso
Come dicevamo nell’introduzione, Bruxelles e la Commissione avrebbero fatto meglio a stare zitti e a non proferire parola. Ma si sa, è un’opera pubblica, quindi Bruxelles “deve” parlare, deve mostrare per forza di esserne parte. “Come” è tutto un altro paio di maniche. Tanto per chiarirci, il Ponte sullo Stretto di Messina ha un costo stimato di 13,5 miliardi di euro. Da Bruxelles – peraltro dopo mesi e mesi di titubanze – si affrettavano anche a precisare, poco prima della comunicazione dell’elemosina, che l’unica parte co-finanziabile sarebbe stata quella ferroviaria: guarda un po’, quella meno onerosa. “Oltre 24 milioni di euro” su un costo di 13,5 miliardi. Ripetetelo ad alta voce. E se non vi sentite completamente imbecilli, urlate la vostra disapprovazione. Almeno questo, perché dal civilissimo Nord Europa di quei 13 e passa miliardi ci chiederanno il conto. Per tarparci, come al solito, qualsiasi voce possibile di sviluppo.
Stelio Fergola