Home » I trattori che invadono Bruxelles, simbolo del fallimento storico dell’Ue

I trattori che invadono Bruxelles, simbolo del fallimento storico dell’Ue

by Stelio Fergola
0 commento
Ue trattori

Roma, 1 feb – Iconicamente, è la protesta più forte mai vista da quando esiste l’Ue. Quelle manifestazioni a pioggia che coinvolgono tutta l’Europa, nel contesto di un’Unione europea che, oggi più che mai, manifesta la sua distanza dai popoli, dal loro benessere e dai loro interessi. Le Nazioni – purtroppo spesso inconsapevoli – si sollevano contro un sistema percepito come oppressivo e per certi versi anche umiliante. Già una volta, alla metà dello scorso decennio, la capitale belga fu invasa dagli agricoltori: ma la storia, in otto anni, si è approfondita.

Ue, il giorno più buio: i trattori invadono Bruxelles, la protesta divampa

L’Ansa è costretta a testimoniare l’inevitabile: i popoli europei si rivoltano contro l’Ue. E in tanti cominciano a chiedere la fine di un’istituzione sovranazionale percepita come nemica. Gli agricoltori, certo, sono soltanto una categoria definita. Ma è una categoria ampia, che segue i malesseri di tante altre che, in questi anni, hanno mostrato il proprio disappunto. Una delusione che segue consultazioni elettorali ormai quasi sempre dirette verso l’euroscetticismo (quello percepito, poi cosa fa chi va al governo è ben altra storia, come testimonia anche la situazione italiana), come abbiamo avuto modo di sottolineare già in passato. C’è il flo spinato, a Bruxelles. Per mettere in sicurezza un’area che potrebbe essere più pericolosa di quanto ci si potesse attendere allo scoppio di una protesta ormai in corso da quasi un mese in tutto il continente.

L’intensità cresce, nel contesto delle prossime riunioni dei massimi vertici dell’Unione, in cui si dovrà affrontare anche il veto di Viktor Orban per il pacchetto di prossimi aiuti all’Ucraina (ben 50 miliardi di euro). Tra 130 giorni, intanto, si voterà. Elezioni ben poco democratiche, come ben sappiamo, visto che non portano alla scelta di nessuno che decida realmente nel contesto della sedicente “Unione”. Perfino Matteo Salvini, silenzioso da anni, cavalca l’onda e definisce Bruxelles “disastrosa sul fronte del lavoro e dei diritti”.

Francia, Belgio, Germania, Est Europa, fino all’Italia e alla Grecia, senza dimenticare la Spagna. Tutti contro un solo nemico: percepito per lo meno come tale e difficilmente inquadrabile in altro modo.  Ursula von der Leyen è costretta intanto ad ammettere che gli agricoltori “sono la spina dorsale della sicurezza alimentare dell’Ue”. E parla di “dialogo”. Ma la gente è stufa del dialogo con il nulla alle spalle. Soprattutto, è stufa di doversi costantemente impoverire o di sottostare a regole produttive che in ogni caso la conducono da anni verso la miseria.

Maggioranze contro élite, ma per le svolte storiche serve potenza (economica e culturale)

La considerazione critica è la solita ed è storica: senza minoranze potenti, organizzate, finanziate e influenti, non si va da nessuna parte. È così dai tempi della Rivoluzione francese e di tutte quelle che sono ad essa succedute nella storia contemporanea (il Risorgimento italiano, quello tedesco, il fascismo, il comunismo, la resistenza e la fine del socialismo reale nel 1989). Serve chi sia interessato e altrettanto forte per cambiare gli equilibri. Un soggetto che, ad oggi, ancora non esiste. Intanto registriamo l’insofferenza verso un fallimento storico, politico, ed economico che, in questa prima fase del XXI secolo, già attraversa crisi cicliche non esattamente caratteristiche di un sistema destinato a prosperare. Per il futuro c’è ancora da aspettare, ben consci di continuare a sviluppare le consapevolezze sociali necessarie per renderlo radioso, o quanto meno più giusto dell’assurda situazione attuale.

Stelio Fergola

You may also like

Commenta

Redazione

Chi Siamo

Il Primato Nazionale plurisettimanale online indipendente;

Newsletter

Iscriviti alla newsletter



© Copyright 2023 Il Primato Nazionale – Tutti i diritti riservati