Roma, 1 apr – E se fosse la sovranità tecnologica l’unica via percorribile per affrancarsi dai player extra Ue? Sena girarci troppo intorno: oggi, il nostro continente è ostaggio delle Big Tech americane, senza cui interi settori dell’economia e della pubblica amministrazione rischierebbero di collassare. Questa dipendenza non è solo un problema economico, ma evidentemente geopolitico, perchè mina la sovranità reale del terzo millennio.
Regolamenti Ue? Serve una sovranità tecnologica reale
Per anni Bruxelles ha creduto di poter contenere lo strapotere delle multinazionali d’oltreoceano con normative e sanzioni. Il Digital Markets Act, le multe miliardarie a Google e Apple, i tentativi di limitare il dominio delle piattaforme americane: tutto inutile. Come ha osservato Cristina Caffarra, economista e “madrina” del collettivo indipendente EuroStack, la regolamentazione è una “illusione ottica”. Il motivo è semplice: l’Europa non ha alternative solide da contrapporre e la differenza di risorse è abissale. EuroStack è un’iniziativa in gran parte Made in Italy, nata e condivisa insieme con Francesco Bonfiglio, Sebastiano Toffaletti e Vittorio Bertola. Spiega la Caffarra a Wired: “Le tech company americane sono dei colossi che non si possono arginare con norme e sanzioni. La discrepanza per dimensione e competenze è abnorme e le risorse e le capacità sono impari. La realtà è questa. Siamo sulle sabbie mobili di un mondo che non ci appartiene. E i nodi stanno venendo al pettine”. Questo è anche il contenuto di una missiva indirizzata da EuroStack alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e alla commissaria per la Sovranità tecnologica Henna Virkkunen: la lettera è stata firmata da un centinaio fra aziende e associazioni europee del mondo tecnologico e digitale insieme a Connect Europe, che rappresenta le principali telco. Insomma, il problema è che mentre Washington protegge i suoi colossi con politiche industriali mirate e Pechino finanzia i campioni nazionali, Bruxelles si trincera dietro una burocrazia paralizzante e un mercato frammentato. Il risultato? La sovranità digitale europea è una chimera.
L’Europa può rispondere: la proposta di EuroStack
Non tutto è perduto, ma è necessario un cambio di rotta immediato. Sempre nella missiva indirizzata alla Von der Leyen e alla Virkkunen, EuroStack ha messo nero su bianco le azioni da intraprendere: la soluzione non è la regolamentazione, ma una vera politica industriale, percorribile su quattro proposte che ora andiamo a sintetizzare. Primo, “Buy Europe”: gli appalti pubblici devono privilegiare fornitori europei, come fanno già Stati Uniti e Cina con i loro giganti tecnologici. Non si tratta di escludere le aziende straniere – spiegano – ma di creare un ecosistema competitivo per le imprese europee. Secondo, il Fondo sovrano per le infrastrutture digitali: servono investimenti mirati per sviluppare tecnologie strategiche e ridurre la dipendenza dalle multinazionali d’oltreoceano. Terzo, superare la frammentazione: la burocrazia e l’eccessiva divisione tra i paesi europei soffocano l’innovazione. Servono standard comuni e politiche unificate per creare un mercato digitale realmente integrato. Quarto, favorire la domanda interna: se le imprese europee vogliono competere, devono poter contare su clienti europei. Questo significa incentivare chi acquista tecnologie made in Europe, piuttosto che imporre regole inefficaci ai giganti americani. Una via decisamente “autarchica”, che mira a rendere il più possibile autosufficiente il nostro continente.
Finestra d’opportunità: la guerra commerciale con Trump
E se Trump decidesse di trasformare le aziende tecnologiche in uno strumento di pressione politica ed economica? Cosa accadrebbe se Google, Microsoft, Apple e Meta decidessero di tagliare i servizi essenziali all’Europa? Un blackout digitale che ci troverebbe completamente impreparati. È questo il prezzo se si continua su politche d’inerzia europea: bye bye a tutta la nostra sovranità. La sovranità digitale è una di queste leve. Se l’Europa riuscisse a costruire un’industria tecnologica autonoma, potrebbe non solo ridurre la propria dipendenza dagli Stati Uniti, ma anche usare le proprie tecnologie come strumento di negoziazione. Proprio come Washington ha fatto con i microchip contro la Cina. In questo contesto, la sovranità tecnologica non è più solo una questione di competitività economica, ma un’esigenza strategica di sicurezza nazionale. L’appello di EuroStack è un segnale che qualcosa si sta muovendo, ma la domanda resta: Bruxelles avrà il coraggio di cambiare rotta? O resteremo inermi ad assistere all’invasione delle nostre città da parte dei monopattini? In ogni caso, è più tardi di quanto si creda.
Sergio Filacchioni