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I prossimi cinque anni di Von der Leyen si prospettano perfino peggiori

by Alberto Celletti
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Von der Leyen secondo mandato

Roma, 19 lug – Ursula Von der Leyen bis, dunque, dal momento che il mandato del presidente della Commissione Ue è stato – come prevedibile – rinnovato. E pure con una larga maggioranza, considerati i 401 voti a favore. Il futuro che ci aspetta è – purtroppo – altrettanto prevedibile.

Von der Leyen, il mandato bis con poche opposizioni

Alla fine è un trionfo, nonostante le elezioni europee di inizio giugno abbiano dato indicazioni tutt’altro che favorevoli all’impianto politico europeo attuale. Avevano vinto tutti i partiti percepiti come sovranisti o comunque euroscettici (ripetiamo anche questo: a prescindere da quanto tutto ciò corrisponda poi alla condotta reale, vale per FdI come per il Rassemblement di Marine Le Pen, così come per chi sta autenticamente perseguendo una politica anti-Bruxelles, da Viktor Orban ad AfD), il risultato un mese e mezzo dopo è che i vertici sono ancora una volta “super-europeisti”.

Non è questione di presidente, ma di struttura e di ideali

Come sottolineavamo in queste tribolate settimane, il ruolo del presidente della Commissione, pur essendo assolutamente decisivo nelle dinamiche europee, non muta chissà di quanto le impostazioni dell’Ue. Tanto sul green quanto sulla politica estera e – a prescindere dalle parole – sull’immigrazione. Su quest’ultimo tema si sono fatte tante promesse – specialmente nel discorso prima del voto a Strasburgo – e si è parlato addirittura di maggiori controlli alla frontiere (fantascienza, in questo mondo occidentale in cui è praticamente vietato blindarle salvo non passare per un passo assassino) di concentrazione sui rimpatri, ma la politica comunitaria sulla questione è sempre stata quella di favorire gli ingressi regolari, “dimenticandosi” di bloccare quelli illegali. Un cul de sac, comunque la si veda, che sarà mortale. Bruxelles è contro chi guadagna e contro chi spera di guadagnare, oltre ad essersi dimostrata sempre ostile ai lavoratori (dell’agricoltura in primis, e anche qui la cara Ursula ha dovuto fare promesse che saranno quasi certamente da classico “marinaio”). Per non parlare della sua ostilità genetica ai popoli e alle nazioni europee. Certamente, squadra che opprime si dovrebbe cambiare e non lo si è fatto: ma non illudiamoci che con un altro “team” – per dirla nel più modaiolo inglese – le cose sarebbero destinate a esiti tanto diversi…

Alberto Celletti

 

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