Roma, 24 gen – Torna – come sempre – in auge la questione dei “due Stati” nel conflitto israelo-palestinese. Gli ultimi giorni sono stati densi di polemiche e di discussioni sull’argomento.
I due Stati non li vuole nessuno, in primis i due contendenti
In realtà, il problema non risiederebbe nemmeno tanto in quello. Sì, sia Hamas che Israele hanno risposto decisamente con un rifiuto alla possibilità tanto caldeggiata da decenni dalle organizzazioni internazionali e dalle maggiori potenze. Critiche dalla “potentissima” (ci scappa una risata) Unione europea, critiche da Washington, critiche da tutti. La questione verte sulla stabilità territoriale di questi fantomatici “due Stati”: è sufficiente guardare la cartina geografica per rendersene conto. Uno Stato – la Palestina – sarebbe “tagliato in due” da Israele, e viceversa. Come è possibile immaginare una convivenza pacifica basata su questi presupposti così fragili? È difficile dare torto alle due parti su questo punto. Il puzzle mediorientale si trova ad essere talmente frammentario da non poter generare una soluzione. O magari sì, ma stiamo immaginando uno scenario che attualmente nessuno razionalmente vorrebbe prendere in considerazione. Proviamoci comunque.
Una situazione senza soluzione?
Di solito quando si pone una critica è sempre pronta l’osservazione contraria: “Quale allora la soluzione?”. Il problema è che il groviglio che si è generato in Medio Oriente dalla fine degli anni Quaranta è difficilmente modificabile, e rappresenta la base per l’impraticabilità della soluzione dei “due Stati” che tutti auspicheremmo ma che nella pratica si rivela un’utopia, anche solo guardando all’assurda cartina geografica che ne verrebbe fuori. Per proporre delle soluzioni bisognerebbe andare al di là degli accordi mancati tra i due popoli e renderli, di fatto, subordinati alla progettualità di qualcun altro. Progettualità geografica, nella fattispecie, dal momento che il principale limite risiede lì, senza per questo ignorare gli innumerevoli fattori etnici e religiosi che rendono la convivenza tra le due parti impossibile. Non esiste una strada diversa, probabilmente. Per risolvere la questione israelo-palestinese non ci sarebbe altra possibilità che la rimappatura dell’area in due territori si contigui, ma non frammentari. Ma questo dovrebbe comportare una privazione – pur temporanea – di potere sovrano che nessuno dei due – logicamente – sarebbe mai in grado di accettare, e un costo economico anche ingente. Fantapolitica? Probabilmente sì. In ogni caso, viaggiare sull’immaginifico – ma non sperimentato di cui quindi non conosciamo gli esiti di successo o insuccesso – ci appare comunque meglio che continuare a battere su una soluzione che nei fatti – già sperimentati – non ha alcuna base per poter essere realizzata.
Stelio Fergola