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Non ha il green pass, il giornalista Marco Ferri conduce il tg all’aperto

by Cristina Gauri
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marco ferri

Roma, 27 ott — Si è piazzato di fronte alle telecamere all’aperto e a dieci metri dal confine italiano, in terra sanmarinese, per condurre il proprio telegiornale senza così dovere mostrare il green pass: un gesto collocabile tra l’escamotage per poter continuare a lavorare e l’atto dimostrativo quello di Marco Ferri, direttore di Fano Tv.

Non ha il green pass, il giornalista Marco Ferri conduce il Tg all’aperto

Il giornalista, che non si è vaccinato, è contro la certificazione vaccinale e coerentemente non intende sottoporsi al tampone, non poteva lavorare dal 15 ottobre, data di entrata in vigore dell’obbligo di green pass sul luogo di lavoro. Impossibilitato a entrare negli studi dell’emittente marchigiana, da quel giorno la sua rubrica mattutina Rassegna stampa era stata sospesa. Dopo l’interruzione della Trasmissione aveva mandato in onda una stringa che recitava: «Questa rassegna va in onda senza contenuti a causa dell’obbligo del Green pass che impedisce al direttore Marco Ferri, non vaccinato per il Covid, di entrare negli studi di Fano Tv essendo insostenibile l’esecuzione dei tamponi ogni due giorni». Fino alla serata di lunedì, giorno in cui Marco Ferri ha deciso di aggirare il divieto.

Antica terra di libertà

Il giornalista è infatti apparso in tv leggendo e commentando notizie e lanciando servizi en plein air, da una postazione decisamente simbolica: cioè dalla Dogana di San Marino, a dieci metri dal confine italiano, nel territorio dell’antica Repubblica del Titano. Ottenendo il risultato di poter lavorare aggirando il provvedimento italiano sull’obbligo di green pass. La scelta di girare la trasmissione entro i confini del piccolo Stato — dove non sussiste l’obbligo di certificazione vaccinale — è anche simbolica: lo stesso Marco Ferri l’ha motivata indicando San Marino come «antica terra della libertà».

L’imposizione del certificato verde per Marco Ferri è «una forzatura del Governo che ostacola il lavoro e non ne aumenta la sicurezza, già garantita dal distanziamento interpersonale e dall’uso delle mascherine». Un obbligo che «non trova riscontri nelle democrazie occidentali, tanto più ingiustificata per l’andamento della pandemia in Italia, mai come ora favorevole».

Cristina Gauri

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