Roma, 18 giu – Cade uno degli ultimi capisaldi dello Statuto dei Lavoratori. E minaccia di portare con sé l’intera legge, ormai ridotta ad un fantasma di sé stessa. Non stiamo parlando dell’articolo 18, che non ha superato il combinato disposto Fornero prima e Poletti poi, con i sindacati che hanno rinunciato alle manifestazioni oceaniche contro la proposta fatta solo dieci anni prima da Berlusconi, sancendo così di fatto la loro autoesclusione dalla tutela dei diritti dei lavoratori.
A questo giro, nell’occhio vigile del ministro del Lavoro è l’articolo 4 della legge 300 del 1970, che disciplina l’installazione di impianti audiovisivi sui luoghi di lavoro, escludendo la possibilità di utilizzarli «per finalità di controllo a distanza dell’attività dei lavoratori». Una norma pensata per evitare indebite pressioni sui dipendenti, ma che con un tratto di penna è destinata a scomparire. La sua cancellazione è infatti prevista da un decreto attuativo del Jobs Act, varato al consiglio dei ministri ed ora in attesa della convalida da parte del Parlamento.
Con la modifica proposta, il datore di lavoro avrà la facoltà di installare gli strumenti di controllo prima vietati, previo accordo con i sindacati o con autorizzazione ministeriale. Sarà inoltre possibile mettere sotto osservazione cellulari e tablet aziendali, prevedendo sanzioni disciplinari qualora di questi sia fatto uso non collegato all’attività lavoratori.
Filippo Burla