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Gran Bretagna, servì pasticcini durante il lockdown: 72enne in carcere

by Valerio Savioli
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Roma, 12 nov — Accade in Gran Bretagna: reo di aver servito pasticcini in un locale pubblico durante il lockdown, viene incarcerato. Scrivere di Covid e soprattutto delle politiche adottate per contenere la pandemia potrebbe sembrare ormai fuori tempo massimo, ed è proprio questo il problema: si è infatti passati dall’imporre misure draconiane, costringendo in casa, attraverso inutili e dannosi lockdown, milioni di persone, al tenere le popolazioni sotto il costante ricatto della paura e della colpevolizzazione reciproca.

In seguito, quando si sarebbe anche stati propensi a comprendere almeno una parte di quelle misure prese nell’immediato della crisi, vista anche la natura ancora non del tutto chiara della malattia, la situazione è addirittura peggiorata nella sua brutalità. Abbiamo infatti assistito a misure di discriminazione senza precedenti dove la delazione veniva innalzata a merito e la violenza sociale, costituita da spietata divisione veniva imposta da principi politici e non sanitari.

Viola il lockdown servendo pasticcini: condannato

La Bbc riporta della condanna di un uomo di 72 anni, reo di aver infranto le regole durante il lockdown inglese, servendo vino e pasticcini a un club di tiro. Maurice Snelling, questo il nome del «colpevole», avrebbe poi tentato di distruggere le (gravissime) prove (si parla di video a circuito chiuso delle telecamere del club) del suo reato ed è stato quindi incarcerato. Snelling avrebbe violato il terzo livello di restrizioni imposte dal governo inglese. All’epoca, come riporta la Bbc, i locali dello Staffordshire potevano operare solo attraverso l’asporto o drive through.

Ah, che tempi! A noi tornano in mente le indimenticabili autocertificazioni, controllate dalla solerzia delle Forze dell’Ordine, mentre ci si dirigeva sulla via dell’alimentari del proprio quartiere o si respirava quel tanto di aria che ci veniva “concessa” (cit.) dai governanti democratici a fase alterna. Tornando al nostro Snelling, egli si è dichiarato colpevole di aver influito sul corso della giustizia, ma ha affermato che il suo club si trovava in un’area in cui le restrizioni stabilivano che i visitatori potevano sedersi all’interno e consumare bevande se accompagnati da cibo. Purtroppo per lui, il giudice non ha creduto alle sue dichiarazioni sostenendo quanto segue: “Faccio fatica a credere che il signor Snelling non sapesse in quale livello di blocco si trovava.”

“E’ contro l’establishment”. L’aggravante

In questa triste storia le segnalazioni dei residenti giocherebbero un ruolo fondamentale, inoltre la Bbc riporta quanto sostenuto dal giudice che rende ancora più grottesca la situazione: “[Snelling] è contro l’establishment, specialmente nei confronti della polizia. Non gli piace che gli venga detto cosa fare. Ha trattato la polizia con risentimento”.

Non dimenticare

In quello stesso periodo, mentre in Italia un dispiegamento di forze senza precedenti alternava controlli effettuati coi droni e posti di blocco per salvare il Natale, nel Regno Unito, tra gli altri episodi, si arrivò ad arrestare un uomo, con tutta probabilità un volontario, reo di aver recapitato un pasto caldo ai senzatetto. E’ la storia di Nick Smith ed è una delle tante, tantissime, storie da non dimenticare.

Quelli erano gli stessi giorni in cui, presso Downing Street, il governo inglese capitanato da Boris Johnson teneva allegri party a discapito di quanto imposto ai suoi concittadini.

Scrivere di Covid e delle misure adottate sarà sempre più necessario perché non si ripetano vessazioni come queste, sebbene ormai si sia testato il grado di tolleranza delle popolazioni e il ventre si è dimostrato assai molle. Tutto questo costituisce un precedente inquietante. Non si cercano scuse ma sincere prese d’atto, processi e condanne per chi è stato responsabile. Sarebbe un inizio.

Valerio Savioli

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