Roma, 9 mag – La proposta è di quelle destinate a far discutere oltre a, con ogni probabilità, rischiare di creare caos e congestioni in ospedali e pronto soccorso già al limite di saturazione. Alla base delle preoccupazioni è l’idea del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, di tagliare con un tratto di penna la guardia medica potenziando, nel frattempo, gli studi dei medici di base.
Una scelta che, in linea teorica, non causerebbe chissà che rivoluzione copernicana. Non fosse che si tratta di una scelta a metà. Nell’ipotesi del governo, infatti, l’idea che aleggia nel rinnovo dell’accordo collettivo nazionale della medicina generale e della pediatria sarebbe la seguente: studi dei medici di famiglia sempre aperti, su turni, dalle 8 alle 24, 7 giorni su 7, mentre chi avrà necessità da mezzanotte al mattino dovrà rivolgersi al 118. Sparisce, in estrema sintesi, la guardia medica che assicura oggi continuità assistenziali nelle notti e nei festivi. Innegabili i risparmi di spesa, ma a che prezzo? I medici di base – e la guardia medica, che ne rappresenta il presidio sul territorio nelle ore di chiusura degli ambulatori – sono oggi non solo un istituto della medicina generale, ma anche un efficace filtro agli accessi, questi sì spesso costosi (anche per le tasche del paziente) ed inutili, agli ospedali che dovrebbero rappresentare, almeno nelle intenzioni, solo l’extrema ratio.
“Il nuovo atto – spiega lo Smi, sindacato medici italiani, in una nota – riduce di fatto l’assistenza della medicina generale da 24 ore su 24 a 16 ore su 24 nei giorni feriali e a 12 ore il sabato e i festivi, delegando tutti gli interventi sanitari, dai codici bianchi ai codici rossi, al sistema di emergenza urgenza 118, dalla mezzanotte alle 8 nei giorni feriali e dalle 20 alle 8 nei giorni di sabato e festivi. Se tale progetto dovesse essere attuato, i medici del 118 dovrebbero occuparsi anche di febbre, mal di pancia, mal di schiena, con il rischio di lasciare scoperto quel paziente a cui il 118 può salvare la vita. Inoltre per qualunque malore notturno il cittadino rischia di andare al pronto soccorso”. Un provvedimento, denuncia il segretario generale Smi, Pina Onotri, “inadeguato è sbagliato, che nei piccoli comuni, porterà alla eliminazione della stessa presenza del Servizio Sanitario Nazionale, e che in generale cancellerà 3 oltre milioni di interventi l’anno. Senza il filtro della guardia medica tutto verrà scaricato su un 118 che, a sua volta, sarà costretto a intasare i Pronto Soccorso, già al collasso”. E’ per questo che i medici lanciano una mobilitazione, caratterizzata dall’hashtag #sìH24noH16, che vedrà i camici bianchi scendere in piazza Montecitorio il prossimo 11 maggio.
Nicola Mattei
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