Roma, 18 apr – Sembra quasi che negli Usa uccidere sia un hobby. Sì, siamo partiti in tono decisamente estremo e volutamente iperbolico, siamo perfettamente consci che non sia così. Però la faciltà con cui oltreoceano il “grilletto facile” si trasforma sovente in “strage facile”, o in incidente drammatico ma sempre coinvolgente la trama dell’uso istintivo delle armi è un fatto sociale che non può essere sottaciuto. E le ultime vicende legate a due ragazzi, Ralph Pual Yarl e Kaylin Gillis, lo evidenziano in modo particolarmente inquietante.
Yari e Gillis, negli Usa si può uccidere anche qualcuno che sbaglia strada (o casa)
La cultura delle armi, prima ancora che la loro diffusione, sembra davvero qualcosa di enormemente radicato nella mentalità del cittadino statunitense medio. Questo, ovviamente, non significa che tutti gli americani siano dei killer, ma che la loro abitudine a considerare il mezzo tecnico “usuale” sia così costante da aver generato una sorta di assuefazione di massa. Ralph Yarl e Kaylin Gillis, rispettivamente 16 e 20 anni. La seconda è morta, il primo lotta tra per continuare a vivere in ospedale. Entrambi finiti in una tragedia per un motivo davvero idiota: aver sbagliato strada. Per meglio dire, la strada l’aveva percorsa in modo errato solo la ragazza, il giovane sedicenne si era diretto nell’abitazione errata.
In ogni caso, non si parla certamente di rapine, di scontri fisici, e neanche dell’ennesimo pazzo che pistola alla mano entra in una scuola e fa una strage di bambini e insegnanti. Ma di un banalissimo errore “da google map”, se così possiamo definirlo. Il che rende la questione ancora più seria e di matrice sociologica. Mentre Yarl doveva andare a prendere i fratellini presso un indirizzo e allo scopo suona il campanello (insomma, neanche una “involontaria” irruzione) rimediandovi un colpo di pistola alla testa per il quale è ricoverato da domenica, Gillis entra semplicemente con la sua auto nel vialetto sbagliato, e chi le spara non tollera l’errore al punto di ucciderla. Perché sì, c’è anche l’incredibile dubbio che il suo assassino in realtà non si sia spaventato ma abbia valutato “l’errore” degno della pena di morte stradale, almeno secondo quanto riferiscono gli inquirenti.
Sparare è di casa
Negli Stati Uniti, società dalle infinite contraddizioni e controversie, uccidere può essere anche ordinaria amministrazione. Le due vittime di incidenti tanto imbecilli non possono che far pensare a un epilogo del genere. La estrema diffusione di armi nel Paese spiega solo in parte un ricordo ad “abitudini tradizionali” tanto inquietanti. Come solo in parte lo spiegano gli interessi commerciali delle aziende produttrici. Lo potrebbe spiegare in modo più esaustivo, al contrario, una cultura dell’azione e della reazione che ha sviluppato pochissimo senso civico nel corso dei due secoli e mezzo di unità che si porta dietro. Difficile da sanare in un universo che fa del frastagliamento la sua ragione d’essere e della coesione una mira utile solo a proclamare guerra nel Medio Oriente.
Stelio Fergola