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Verso una “società pedofilica”?

by Marta Stentella
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pedoRoma, 5 mag – Oggi si celebra la Giornata Nazionale per la lotta alla pedofilia, atta a sensibilizzare la popolazione sul tema e a porre l’attenzione sull’importanza della prevenzione. Prevenire significa favorire e potenziare tutte quelle condizioni individuali, familiari e sociali che proteggono un bambino dagli abusi sessuali, ostacolando il verificarsi di episodi che possono provocare traumi e difficoltà nella crescita.

Secondo il Consiglio d’Europa il fenomeno degli abusi sui minori sta sempre più assumendo caratteristiche preoccupanti, soprattutto a causa delle nuove tecnologie informatiche che agevolano i rapporti tra adulti, che spesso si nascondono dietro false identità, e bambini. A tal proposito, lo scorso anno, è stata smascherata su FaceBook una rete di una cinquantina di pedofili individuati tra Italia e altri 11 paesi in una vasta operazione che è stata portata a termine dal Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni di Venezia.

Il Professor Vittorino Andreoli, uno dei più noti studiosi italiani della psiche umana, spiega che il pedofilo ha come oggetto di interesse sessuale il bambino prepubere. Il bambino prepubere è un oggetto del tutto inadeguato ad una relazione sessuale perché non è adeguato né fisicamente né psicologicamente. Il bambino prepubere è adeguato ad un amore materno, paterno, fraterno, un amore che ha anche dei risvolti di fisicità e di piacere corporeo ma che è diverso da un amore che prevede un rapporto sessuale. Il pedofilo tenta il bambino con una grande tenerezza e grande considerazione, dandogli importanza e lo attira per mezzo di promesse e regali e lo tiene legato a se tramite promesse e minacce. I bambini che cadono nella trappola sono solitamente bambini che provengono da ambienti spesso violenti o deprivati affettivamente ed economicamente. Si tratta spesso di bambini che trascorrono la maggior parte della giornata soli, con genitori sempre fin troppo impegnati per dedicare loro del tempo, e sono perciò più sensibili ad accettare e accogliere le attenzioni di adulti sconosciuti.

È bene precisare che la pedofilia non è un mero desiderio di penetrazione, ma è una brama di possesso nei confronti del bambino come persona nella sua globalità. I bambini della nostra società sono potenzialmente esposti al rischio di pedofilia perché questa è una società egoista che non considera più il bambino come una persona ma come un oggetto, uno strumento utilizzabile per i propri fini: il bambino è divenuto un affare personale e non una ricchezza della società e la nostra società si è trasformata in una società pedofilica. Il Professor Bruto Bruti, psicoterapeuta esperto in psicopatologia dei comportamenti sessuali, afferma che in questa società pedofilica, l’idea stessa di bambino sta sempre più trasformandosi, nella attuale visione del mondo, in un oggetto di produzione.

Quando il bambino dà fastidio c’è la possibilità di eliminarlo, al contrario, quando serve, lo si vuol far nascere a tutti i costi e allora, per esaudire il proprio desiderio, si è disposti a farlo costruire in qualsiasi modo e a qualsiasi costo, come si trattasse di un’automobile o di qualsiasi altro oggetto: in questo modo il bambino diventa il prodotto di un atto tecnico, viene privato del diritto di essere concepito come gli altri esseri umani e cioè mediante l’unione fisica di due persone, maschio e femmina, diversi ma complementari. Le cosiddette tecniche di fecondazione artificiale, come ad esempio la “surrogazione della maternità”, sono negli ultimi tempi sempre più diffuse visto la crescente volontà delle coppie lgbt a “possedere” dei figli. Queste tecniche danno origine ad una logica mercantile: il figlio viene pensato da subito come un oggetto che sarà posseduto da chi lo avrà prodotto, una merce alla stregua di altre merci. Nella fecondazione artificiale, attuata in laboratorio, il figlio viene “fabbricato” e come “prodotto” deve soddisfare le esigenze di chi lo ha commissionato.

Risale a qualche mese fa la notizia di quella coppia di lesbiche statunitensi che hanno fatto causa alla banca del seme perché il figlio è nato nero mentre loro lo volevano bianco. E poi ancora la notizia di quella coppia di gay australiani, che in Thailandia hanno lasciato, alla madre surrogata, uno dei due gemelli che avevano “ordinato”, perché down. Ovvio che i diritti del “figlio” scompaiano di fronte alle esigenze dei “genitori” che ne impongono la fabbricazione. E, come per tutte le “cose”, anche quelle di valore, è possibile sacrificare qualche esemplare per un risultato più sicuro, più efficace, più vantaggioso.

È chiaro che più il figlio viene “fabbricato”, più vengono modificati gli atteggiamenti, le aspettative e i comportamenti dell’uomo nei confronti degli altri uomini. Si tende a privilegiare un atteggiamento culturale che vede come dominante la libertà dell’individuo intesa in senso soggettivo e relativistico. Ne fu un precursore l’illuminista Jean-Jacques Rousseau (1712-1778). Nel suo libro pedagogico, l’Emilio (1762) egli dice che il suo compito di educatore consiste nell’insegnare a vivere facendo uso dei sensi: l’uomo che ha più vissuto, scrive Rousseau, è colui “…che ha sentito di più la vita”. Egli riassume anche l’ideale del selvaggio: non essere attaccato a nessun luogo, non avere compito prescritti, non ubbidire ad alcuno, non avere altra legge che la propria volontà. Ed è per questo che abbandona i suoi cinque figli in un ospizio di trovatelli e a Venezia si compra per pochi franchi una bambina di dieci anni per allietare sessualmente le sue serate.

Marta Stentella

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3 comments

Luciano 5 Maggio 2015 - 3:51

Solo una nota di colore: uno psicopatologo dei comportamenti sessuali si chiama davvero Bruto Bruti?

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Anonimo 6 Maggio 2015 - 7:40

Mi sembra esagerata l’analisi di questa ricerca, gli invertiti che vogliono avere un figlio sono una percentuale risibile rispetto a chi non ne può avere in modo naturale e ricorre alla fecondazione o alla adozione.
Sono forse meglio quelle patetiche persone che invece dei figli hanno il cane che coccolano come un bambino?
Mi preoccupa invece che il riconoscimento dell’omosessualità come “terzo sesso” sarà sicuramente la chiave che aprirà al riconoscimento della pedofilia come “quarto sesso”!
Impossibile? tante perversioni impossibili, come anche la legalizzazione delle droghe, lo sembravano fino a un paio di generazioni fa, poi però sono divenute possibili, anzi realtà!

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Ciccio 6 Maggio 2015 - 9:22

Vorrei segnalare che il caso citato a mo’ di esempio di degenerazione dei costumi, relativo alla coppia australiana che avrebbe rifiutato uno dei due figli da utero in affitto perché down, riguarda una coppia etero, non gay.

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