Roma, 4 gen – “Gesù è nato in una banlieue del tempo”. Sentivamo la mancanza dei messaggi immigrazionisti di Papa Francesco, come quelli riportati sull’Agi e sulla stampa odierna? Onestamente no. Ma l’ultima sparata di Jorge Bergoglio non può lasciare indifferenti, sebbene sia stata proferita in un contesto – quello delle associazioni missionarie francesi – che con la promozione dell’immigrazionismo passeggia a braccetto.
“Gesù è nato nelle banlieue”
Così parla Bergoglio, nel discorso consegnato a una delegazione di giovani della Fraternité missionaire des Citès, la quale supporta peraltro proprio le banilieue parigine: “So quanto la violenza, l’indifferenza e l’odio possano talvolta segnare i quartieri: oggi avete la missione coraggiosa e necessaria di portare la vicinanza, la compassione e la tenerezza di Dio a persone che spesso sono private di dignità e di amore”. Proprio nella periferia, nella banlieue di quel tempo, è nato Gesù, sottolinea il Pontefice. Che poi aggiunge: “Vi invito a contemplare il presepe. Vediamo un luogo semplice e povero, una periferia, una banlieue di quel tempo. I pastori che si recano alla culla sono degli emarginati con una cattiva reputazione. Eppure è a loro per primi che viene annunciato il Vangelo della salvezza. Sono poveri ma hanno il cuore disponibile”.
Inolre: “Questa è anche la vostra esperienza. E non dovete andare molto lontano, nel vostro servizio al cuore delle città, per scoprirvi le periferie esistenziali delle nostre società, che il più delle volte sono a portata di mano, nel vostro quartiere, all’angolo della strada, sullo stesso pianerottolo”. Infine, il solito spot: “Cari amici, vi invito a vivere generosamente la fraternità in mezzo ai quartieri, a un’apertura dei cuori, delle mani, delle orecchie, per un’accoglienza sincera“.
Sono la decontestualizzazione e la malafede a dominare
La questione è invero molto poco interessante. Non è certamente una scoperta il fatto che Gesù sia nato in ambienti socialmente non esattamente “brillanti” – per usare un eufemismo – così come non è una scoperta il messaggio che difenda gli emarginati stessi, da un punto di vista prettamente cattolico. Ciò che è francamente insopportabile è l’afferenza costante del messaggio di Bergoglio alle solite tematiche immigrazioniste, anche soltanto per supporta analogia, in un contesto in cui (come da sempre avviene, durante il suo mandato) non viene mai messa in discussione l’emarginazione delle popolazioni autoctone ma sempre e costantemente quella degli allogeni.
Aurelio Del Monte