Roma, 22 lug – Gridano vittoria le migliaia di tassisti che nei giorni scorsi hanno protestato energicamente contro il Ddl Concorrenza. A differenza di quanto riportato da Tg e stampa nazionale, quella dei tassisti è stata una protesta, sì forte, ma pacifica e senza la minima ombra di incidenti. Toni forti e gravi, forse, ma come certamente è grave la crisi che ha investito il settore. Ancora una volta il governo uscente, a braccetto con la multinazionale americana Uber, inserendo l’articolo 10 nel Ddl Concorrenza ha tentato l’ennesimo colpo di mano per svendere un importante settore lavorativo nazionale.
Oggi la votazione per lo stralcio dell’articolo 10
Sono anni che si parla della liberalizzazione delle licenze dei taxi e, speriamo, anche questa volta, il problema si sia risolto con un nulla di fatto e con la vittoria dei nostri tassisti. Ma adesso, in questa giornata politica in cui la Commissione parlamentare è chiamata a votare lo stralcio dell’articolo 10 nel contestatissimo Ddl Concorrenza, percorriamo l’Italia per sentire impressioni e malumori dei protagonisti di questa lotta a difesa del lavoro italiano.
Alessandro Genovese responsabile Ugl Taxi, Roma
Andiamo subito ad intervistare Alessandro Genovese, responsabile nazionale di Ugl-Taxi, orgogliosamente tassista da ben trentasei anni, oltre che essere uno dei quattro manifestanti che per tre giorni sono rimasti incatenati per protesta sotto Palazzo Chigi.
Ormai sembra accertato che la categoria dei tassisti venga esclusa dal Ddl concorrenza, ce lo può confermare?
Proprio mentre stiamo parlando è in corso la X commissione dove sembra scontato lo stralcio dell’articolo 10 del Ddl Concorrenza, visto che ci sono 11 emendamenti di stralcio presentati da quasi tutte le forze politiche. Se la X commissione vota lo stralcio, il passaggio di lunedì alla camera dovrebbe rimanere puramente formale.
Quanto hanno influito le proteste di piazza e gli scioperi in questo dietrofront del governo?
Le proteste di piazza sono state la logica conseguenza del muro contro muro, alzato da palazzo Chigi, su una norma, l’articolo 10, illegittima e giuridicamente infondata. Tale norma, inoltre, è stata scritta probabilmente per soddisfare gli appetiti di soggetti che nulla dovrebbero avere a che fare con un servizio pubblico come il nostro. Lo scandalo Uber files, del resto, ha dimostrato quanto sia “sensibile” una certa politica allo smantellamento del nostro settore in nome del profitto. Altro che concorrenza!
All’inizio del suo discorso in parlamento, il premier dimissionario ha fatto riferimento alle vostre proteste. Queste possono aver influito anche sulle dimissioni di Mario Draghi?
Citare nervosamente i tassisti nel discorso di Draghi al senato, ci è sembrato più un “regolamento di conti” interno alla maggioranza di governo. Il governo è tornato indietro sulla vicenda taxi perché sapeva che in X commissione sarebbe andato sotto.
Attualmente quante città italiane sono coperte da Uber e, secondo voi, la multinazionale riproverà in futuro ad entrare a gamba tesa nella politica italiana?
Nella versione Black, con ncc, Uber è oggi presente a Milano, Bologna, Firenze e Roma. Da due anni è fermo sul tavolo dei due ministri competenti un dpcm teso a regolamentare, secondo quanto previsto dalla normativa di settore L21/92, l’intermediazione delle piattaforme taxi che ncc (noleggio con conducente ndr). Credo che il prossimo governo debba affrontare e definire la disciplina, così da evitare tensioni tra le due categorie e il dilagare dei fenomeni di abusivismo.
Andiamo adesso ad intervistare invece alcuni tassisti italiani, passando per Genova, Bolzano, Firenze e Roma, scoprendo il punto di vista dei singoli lavoratori su quanto sta avvenendo riguardo all’entrata di Uber nel settore Taxi.
Giorgio Dossena, Taxi Roma
Cosa sta avvenendo nel nutrito mondo dei tassisti romani?
Lo scorso martedì mattina i nostri responsabili sindacali si erano incatenati a largo Chigi per protesta (Palazzo Chigi, ndr), di fatto alimentandola ulteriormente anche in virtù dello scandalo soprannominato “Uber Leaks”. Oggi, invece, stiamo fremendo perchè l’articolo sembra essere stato stralciato in commissione. Grazie alle recenti proteste ci sono stati degli avvicinamenti da parte di alcuni gruppi parlamentari. Alcuni di questi erano contrari in toto all’accordo a favore di Uber, mentre altri temporeggiavano ma, comunque, favorevoli ad una riscrittura dell’articolo in questione.
Adesso che l’articolo 10 è stato stralciato siete più tranquilli?
Il fatto che in commissione sia stato stralciato questo articolo che ci riguarda è per noi ovviamente positivo, ma rimane la paura che un domani possa tornare alla ribalta della discussione politica. Questo perchè Uber continua ad incontrare privatamente diversi politici, senza che nessuno conosca le modalità degli incontri finora effettuati. La multinazionale era stata infatti anche ricevuta a palazzo Chigi, sicuramente intervenendo sulla stesura della norma, che fu appunto scritta una decina di giorni dopo la visita istituzionale di Uber. Ci dispiace che Loreno Bittarelli (FI), proprietario della cooperativa RadioTaxi 3570, la più grande in Italia, abbia stretto accordi con Uber entrando di fatto nel mercato voluto dall’agente americano.
Milano23, Taxi Firenze
Adesso che i taxi hanno vinto contro Uber cosa succederà a Firenze?
Non abbiamo vinto niente, ma siamo riusciti a ristabilire la normalità. Il servizio pubblico amministrato non è liberalizzabile, è un patrimonio da tutelare soprattutto per l’utenza. Regalare interi settori economici ai grandi gruppi finanziari stranieri, che non pagano le tasse in Italia e sfruttano i lavoratori con accuse di caporalato, è pura ideologia liberale. I tassisti si batteranno fino alla fine per sconfiggere questa visione del mondo e tutelare il proprio lavoro. Perché i tassisti altro non sono che lavoratori.
Luca Fravezzi, consigliere Cda RadioTaxi Bolzano
Essendo provincia autonoma, l’Alto Adige è allineato al resto d’Italia nella protesta contro Uber?
Tutta Italia è incazzata con la cooperativa 3570 di Roma. Con il presidente Bittarelli, di Forza Italia, 3570 sono gli unici ad aver sottoscritto un accordo con Uber, pagando il 7%, con la conseguente svendita dei tassiti italiani. Da mesi i lavoratori sono preoccupati per un eventuale entrata di questi attori esteri nel nostro settore. Qui a Bolzano, intanto, abbiamo provveduto a creare una app autonoma nostra, Sudtirol Taxi, per rinnovare il servizio e potenziare la nostra struttura, cercando di allargarci anche al resto della provincia affinché Uber non trovi spazi liberi di manovra.
Quali prospettive per il futuro?
Abbiamo attualmente un tavolo di lavoro aperto con la Provincia Autonoma di Bolzano per tutelare il nostro lavoro. Adesso che ci siamo staccati dal 3570 di Roma e Milano, auspichiamo in una maggior considerazione da parte delle istituzioni provinciali. La nostra cooperativa, di cui mio padre era socio-fondatore, fu creata nel 1966 e, da allora, siamo sempre stati innovativi nel servizio, quanto nell’offerta.
Giorgio Guazzini, Taxi Genova
Come ha affrontato Genova la protesta nazionale contro Uber?
A Genova abbiamo fatto uno sciopero spontaneo già il primo giorno dell’annuncio dell’articolo 10, poi abbiamo proseguito con i tre giorni consecutivi di sciopero, pur garantendo il servizio a disabili, casi urgenti e abbonati. Dai tempi di Prodi, è la terza volta che il governo prova a liberalizzare le licenze e per la terza volta, anche contro Draghi, abbiamo vinto! Questo è stato possibile grazie alle argomentazioni valide da noi presentate, ma anche e soprattutto grazie alle proteste di piazza. Le motivazioni sono sempre le stesse di allora (governo Prodi ndr). Al cittadino si vende la formula del “liberalizziamo le licenze”, “chiunque potrà ottenerla gratis”, e in questo modo “creeremo moltissimi posti di lavoro”.
Ma liberalizzare le licenze è davvero conveniente?
Secondo i sostenitori di Uber, la concorrenza dovrebbe far abbassare i costi per i consumatori ma, con questo decreto, le multinazionali tuffatesi a capofitto in questa opportunità assumerebbero anche personale non adeguato, abbassando non poco la specializzazione del settore, oltre alle stesse retribuzioni degli autisti. Magari arrivando a causare addirittura problematiche di radice criminale. Nelle grandi città è pressoché indubbio che vi sia carenza di taxi e licenze, ma in tutto il resto d’Italia il tassista è molto meno vincolato dalla frenesia lavorativa, legata in particolar modo al turismo.
Quindi Uber gioca sporco?
Quindi, il discorso non si può certo estendere all’intero territorio nazionale. Uber cerca di creare consenso attorno a sè aizzando la gente contro noi tassisti, con la scusa del “sono pochi” e in pochi “si arricchiscono”. E’ invece una grande truffa dove le multinazionali faranno cartello come con la benzina, per poi fare quello che vogliono a nostro discapito. C’è da dire comunque che i prezzi delle corse li fa il comune stesso in cui il mezzo opera. Abbiamo i tassametri piombati dai municipi e non possiamo certo decidere noi il costo del servizio.
Andrea Bonazza
3 comments
Anche in questo settore, si tratta di parassitismo esogeno, accentratore di profitto, tempi e modi. Un elefante in una cristalleria… che non vuole lasciare alcuna “briciola” a chi già non ne ha molte.
[…] …tassista è molto meno vincolato dalla frenesia lavorativa, legata in particolar modo al turismo.Quindi Uber gioca sporco?Quindi, il discorso non si può certo estendere all’intero territorio nazionale. Uber cerca di creare consenso attorno a sè……tassista è molto meno vincolato dalla frenesia lavorativa, legata in particolar modo al turismo.Quindi Uber gioca sporco?Quindi, il discorso non si può certo estendere all’intero territorio nazionale. Uber cerca di creare consenso attorno a sè…Read More […]
uber= caporalato società di corruttori e sfruttatori del lavoro altrui.