Roma, 24 ott – L’ultima battaglia delle femministe è quella contro… Wonder Woman. L’Onu, infatti, ha scelto l’eroina della Dc Comics come immaginaria ambasciatrice per la promozione “dell’autodeterminazione di donne e ragazze”. Iniziativa lodevole e in linea con il politicamente corretto? No, perché certi ambienti non sono mai contenti e devono sempre spingere l’asticella del ridicolo un po’ più in su. Ecco allora che 600 membri dello staff hanno lanciato una petizione per chiedere che si faccia un passo indietro. “Non credo che un personaggio dei fumetti con in testa una corona che assomiglia alle orecchie delle coniglietto di Play Boy possa veicolare il messaggio giusto alle ragazze e ai ragazzi delle nuove generazioni” ha detto Cass DuRant, uno dei contestatori. “È abbastanza comico che le Nazioni Unite non abbiano potuto pensare a una donna in carne e ossa che potesse ricoprire questo ruolo. Eppure io ne incontro di straordinarie ogni giorno»”, ha commentato Sophie Walker, la leader del partito britannico per l’uguaglianza delle donne.
“Una donna bianca con un seno di larghe proporzioni, poco vestita e con un body sgambato con sopra disegnata la bandiera americana e gli stivali al ginocchio non è una portavoce appropriata per la parità di genere alle Nazioni Unite”, si legge nella raccolta firme poi diffusa online. Quindi, par di capire, bisogna lottare solo per i diritti delle donne di colore e per quelle che hanno una prima di reggiseno. Il tutto nei confronti dell’eroina creata da William Moulton Marston 75 anni fa, nel 1941, con esplicita intenzione femminista. Teorico del femminismo, Marston creò il mito di Wonder Woman per dare un simbolo alle donne in cerca di riscatto: “Il miglior rimedio per rivalorizzare le qualità delle donne è creare un personaggio femminile con tutta la forza di Superman ed in più il fascino di una donna brava e bella”.
Evidentemente per il vecchio femminismo essere belle non era ancora una colpa. Ma fa sorridere anche il fatto che, negli anni ’50, il personaggio fu addirittura messo sotto accusa dai bacchettoni dell’epoca, con l’accusa di minare l’integrità morale dei giovani e di accennare all’omosessualità di Wonder Woman, che era cresciuta nell’isola delle Amazzoni in compagnia di sole fanciulle. Evidentemente ogni epoca ha l’idiozia censoria che si merita.
Giorgio Nigra
2 comments
C’è solo un problema: di solito le africane hanno due poppe così! Non si può avere tutto, eh!?
Verissimo, le donne africane solitamente hanno delle tette molto grandi (big black tits)e anche per quello piacciono molto a uomini bianchi e asiatici.
Poi, le dimensioni sinceramente contano poco anche se non c’è nulla di male a dire che tette o cazzi grandi esteticamente hanno un loro fascino e potenza, anche molto d’annunziana potrebbe sostenere qualcuno.