Roma, 4 nov – Era apparso la sera del 2 novembre uno striscione firmato dal Blocco Studentesco riportante la scritta “Antifa(npage)”: il chiaro intento goliardico, spiegato dai canali social del movimento, era quello di prendere in giro la faziosità di certi collettivi studenteschi che prima creano tensione e poi fanno le vittime usando “giornali” come Fanpage. Lo hanno capito tutti, tranne quelli della redazione.
Fanpage e le calunnie sugli studenti
Il tutto era partito dopo che la testata online aveva pubblicato un articolo “calunnioso” – secondo il movimento studentesco – perchè riportante false versioni su quanto accaduto in una rissa verificatasi la scorsa settimana a Trastevere, in cui Fanpage aveva dipinto la solita “aggressione squadrista” senza prendere in considerazione versioni diverse da quelle dei collettivi di sinistra. Secondo il Blocco Studentesco, il clima di tensione che il collettivo antifascista ha instaurato dentro la scuola dopo la candidatura dei suoi ragazzi alla rappresentanza d’istituto è “sfociato in un’ennesima rissa in cui quattro nostri ragazzi minorenni, e non ‘venti adulti’ come è stato scritto (questo l’articolo sotto accusa), si sono ritrovati circondati da membri di vari collettivi che avevano deciso nuovamente di intimidire i nostri insieme a persone adulte sopraggiunte dalla vicina Piazza San Cosimato”. Un agguato che non è andato giù ai ragazzi: “Come abbiamo sempre affermato, la nostra politica non accetta questo atteggiamento che vorrebbe estromettere dalle scuole chi fa militanza con il Blocco Studentesco, quindi i nostri si sono prontamente difesi e hanno risposto come si conviene in caso di minaccia fisica”. Una dichiarazione fin troppo sincera che però Fanpage si è rifiutata di dare, facendo passare quindi un’aggressione subita per un’aggressione inferta: c’è chi è finito in tribunale per molto meno…
Lo striscione canzonatorio
Lo striscione quindi, con scopo canzonatorio rispetto al monologo antifascista che dai collettivi arriva direttamente ai giornali senza possibilità di contraddittorio, è stato l’occasione per Fanpage di riesumare – letteralmente – le mummie. Il pianto vittimista del giornale è arrivato a definire uno striscione come “una chiara minaccia nei confronti della testata e dei suoi redattori che da anni lavorano per dare ai propri lettori un’informazione libera e partecipata” e continua il delirio affermando che lo striscione è “un attacco che riteniamo vergognoso, non solo perché caratterizzato da un disprezzo violento nei confronti del lavoro di questo giornale, ma anche perché allo stesso tempo descrive l’antifascismo come un disvalore, un’offesa che come un manganello viene usata dagli estremisti di destra contro Fanpage.it”. Un delirio di protagonismo che ha fatto scattare subito sulle molle personaggi sinistri che sono tornati tra i vivi proprio durante il ponte dei morti. Da Sandro Ruotolo (ora responsabile informazione e memoria del Partito Democratico) che ha affermato “Noi saremo sempre a fianco di chi si batte per la difesa dell’articolo 21 della Costituzione. Un Paese è libero se è libera l’informazione”; a Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana “Alle forze dell’ordine l’ennesima richiesta di non sottovalutare l’intensificarsi di questi gesti. Troppi episodi, troppi gruppi neofascisti che pensano di avere l’impunità sempre e comunque, sta agli apparati dello Stato fargli capire che non è così”; per arrivare al co-portavoce di Europa Verde Angelo Bonelli che ha chiosato “Si sa, i fascisti non sopportano la libertà di stampa, e soprattutto i giornalisti liberi. Se poi sono anche giornalisti antifascisti i fascisti appendono pure striscioni intimidatori”. Peccato che questi soggetti abbiano perso completamente il senso del ridicolo, attaccandosi ad uno striscione sì canzonatorio ma sicuramente non intimidatorio, per poter battere ancora un colpetto sulle proprie spalle.
Dall’altra parte un silenzio assordante
Va però sottolineato che se da una parte ogni folata di vento viene montata come una tempesta, dall’altra un silenzio assordante risulta ancora peggio. Nessun giornale infatti dà mai spazio alle versioni degli studenti “neri”, nemmeno quelli che hanno costruito la propria identità sul “politically incorrect”. Avevamo già sottolineato il clima che i collettivi studenteschi di sinistra sono soliti instaurare dentro le scuole: un movimento con il fulmine cerchiato si candida liberamente alle elezioni, fa un sit-in politico, organizza un convegno dentro scuola; poi un collettivo decide che questo movimento deve scontare un’antifascismo universale secondo il quale questa politica non si può fare senza il loro permesso; poi passano alle minacce fisiche e quando trovano una giusta risposta iniziano il pianto della vittima. Tutto già visto, tutto già sentito. Ciò che non si sente invece è un voce alternativa sui grandi media o nella politica istituzionale. Meglio sottolineare i valori antifascisti della scuola dopotutto.
Sergio Filacchioni
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