Roma, 26 mar – “L’Europa non deve riarmarsi perché la pace si fa con i fiori, i tweet e i fondi per le piste ciclabili.” Se vi suona assurdo, sappiate che è il livello medio del dibattito sulla difesa del nostro continente. Chi parla di riarmo viene accusato di essere servo della NATO, guerrafondaio, stipendiato dalla Von der Leyen o – orrore! – d’accordo con Calenda. Ora, siccome pare che serva un manuale per principianti della politica, facciamo un po’ d’ordine: perché l’Europa deve riarmarsi, perché sostenerlo non significa essere schiavi di nessuno e perché certe obiezioni fanno ridere i polli.
Guerra in Ucraina: un conflitto “IN” Europa
Uno dei principali errori di chi commenta il conflitto è dividerlo in “buoni” e “cattivi”, come se fosse un film della Marvel. La realtà è più complessa: non esiste una lotta tra un “bene” e un “male” assoluti, ma una guerra con interessi concreti dietro. La guerra non è tra l’”Occidente” e la Russia ma l’ennesimo capitolo di una guerra del mondo slavo nel punto di frattura tra la civiltà russa e quella europea, dove l’Ucraina ha sempre rappresentato l’ambizione di essere Europea e la Russia il freno a mano. Insomma, non è solo una questione di russofoni: il conflitto non è scoppiato per difendere il Donbass, dove per di più negli ultimi anni prima dell’invasione le vittime erano drasticamente diminuite. Tra le vere motivazioni del conflitto ci sono il controllo delle risorse e il dominio sul Mar Nero. Per capire questo basta osservare come si sia ridisegnata la politica di potenze come la Turchia. L’asse BRICS, tanto per sfatare un altro feticcio, non è “l’Anti-NATO”: basta guardare cosa è successo negli ultimi anni, con l’India che ha seguito una linea autonoma, il Sudafrica che ha criticato e sfidato apertamente Israele e Mosca che alla fine si è ritrovata più isolata di quanto pensasse.
Ma il riarmo europeo è davvero una follia?
Solo la ventilata idea che l’Europa si riarmi ha scatenato reazioni isteriche. Per alcuni, significa diventare ancora più servi degli USA. Per altri, è una provocazione verso la Russia che in realtà “ci vuole bene”. Ma vediamo i fatti: se domani il nostro peggior nemico portasse avanti un piano per un’Italia forte e armata, avrebbe tutto il nostro sostegno su questo punto. Difesa e sovranità vengono prima delle divisioni partitiche. Anche Garibaldi obbedì a Vittorio Emanuele II per un bene più grande: l’Italia. E chi oggi vuole un’Europa forte dovrebbe fare lo stesso, senza impuntarsi su chi guida il processo. Come ci ricorda Julien Rochedy (politico, saggista e editore francese): “Sostenere il movimento in corso in questo momento non significa quindi sostenere Macron, anche se lui sembra metterlo in moto. Al contrario, significa sostenere un processo che lo porterà naturalmente a lasciare l’incarico. Perché ogni nuovo contesto storico richiede un rinnovamento della classe dirigente che lo incarni. È una legge della storia”. Non armarsi perchè dobbiamo “spendere in ospedali” è una visione miope e da vecchi. Tra l’altro nessuno dice che bisogna scegliere tra sicurezza e sanità: sono due investimenti diversi e altre nazioni li portano avanti entrambi. Il pianto sullo stato sociale sembra più che altro il ragionamento da chi ha ingerito troppe pillole di economia, arrivando a credere che sia l’economia a forgiare le potenze: se investimenti non arriveranno su scuola, sanità e demografia non sarà certo colpa degli investimenti sulle armi. I quali – storicamente – sono sempre stati volani per l’industrializzazione.
L’Europa deve armarsi. Punto
Le obiezioni più comuni vanno smontate una per una: “Non dobbiamo armarci contro la Russia“. Opinione legittima: ciò significa che non dobbiamo armarci affatto? “Non dobbiamo armarci contro gli USA di Trump“. Anche questo è un punto di vista accettabile. Ma il problema resta: l’Europa deve o non deve essere indipendente militarmente? “Non dobbiamo arricchire l’industria bellica americana“. Perfetto, sviluppiamo una nostra industria bellica. “Meglio spendere i soldi per le scuole e gli ospedali”. Certo, ma nel frattempo il mondo intorno a noi si arma. Chi pensa che la pace si ottenga disarmandosi ha studiato poco la storia. Il punto tra tutte queste osservazioni è che un’Europa – e quindi noi che ne facciamo parte da quando la deriva dei continenti ci ha posizionato lì – senza difesa è un’Europa irrilevante. Russia, USA, Turchia, Israele, Paesi Arabi e Cina investono miliardi nel settore militare. E noi dovremmo starcene fermi a sperare che nessuno ci tocchi?
Insultateci pure, noi parliamo di politica
Una delle cose più ridicole di questo dibattito è il livello di aggressività verbale, o meglio, di aggressività incorporea affidata al medium digitale. Se CasaPound o Il Primato Nazionale sostiene il riarmo, e qualcuno dice che questo significa “servire la Von der Leyen”, allora con lo stesso metro si potrebbe dire che chi è contro il riarmo “serve la Russia” la Cina o Israele. Un’assurdità. Chi rifiuta il riarmo per non somigliare a Calenda o alla Commissione Europea dimostra solo di ragionare con gli specchi, non con una logica politica. La difesa non è né di destra né di sinistra: è una necessità per qualsiasi nazione o continente che voglia essere rilevante e nella storia. Se l’Europa non si arma e non definisce la sua sovranità nella dialettica amico/nemico, sarà destinata a rimanere un vassallo di chi invece lo fa. E forse questo è ciò che intimamente sostiene chi afferma che l’Europa non esiste, non è mai esistita e mai esisterà. Una dialettica proficua può instaurarsi con chi ha almeno lo stesso orizzonte valoriale, di certo non con chi “allora andateci voi a fare la guerra”. Quindi, nonostante queste opinioni appena passabili d’attenzione, i grandi attori geopolitici ragionano in termini di potenza, non di sentimentalismi socio-economici. Il mondo è un’arena, non il salotto di casa vostra. Chi vuole un’Europa forte e indipendente sa già la risposta: il riarmo non è una scelta ideologica, ma una “sporca” necessità di sopravvivenza. Il resto sono chiacchiere da ospizio.
Sergio Filacchioni