Roma, 22 set – Parlando di rivoluzioni al nord salta subito alla mente il nome di Daniele Manin e della cercata liberazione di Venezia. Poco distante dal capoluogo, però, sorge un’altra importante città: Vicenza. La città dei magna gati (l’origine del nome sembra risalire al risorgimento quando un’invasione di topi costrinse i vicentini ad utilizzare centinaia di gatti per combattere i roditori. Dopo di ciò, però, ci fu una letterale invasione di gatti che divennero il piatto principale servito in alcune locande più povere), si è, invece, distinta per il coraggio dei propri cittadini a combattere e resistere contro il nemico. Valentino Pasini fu uno di coloro che aizzarono di più la popolazione e risvegliandone il senso patriottico.
Lo sviluppatore dell’agricoltura
Vicenza non era una provincia particolarmente ricca. Non almeno quanto Treviso o Padova. Tuttavia, Valentino Pasini ed il fratello Ludovico studiarono a lungo dei rimedi per dare nuova vita alla terra. Per questo motivo, Pasini, nato a Schio il 23 settembre 1806, seguì le orme del fratello e studiò a Padova. Nella vicina città frequentò, dapprima, un collegio nel quale venne formato agli studi classici, poi l’università. Si laureò in giurisprudenza ed esercitò il ruolo di perito su alcune questioni inerenti la costruzione di opere agricole nella sua Vicenza.
Quella di Valentino Pasini non fu però solo la figura di un grande ricercatore, ma anche quella di un rivoluzionario.
Il ’48 vicentino e l’esilio
Nel 1848, in contemporanea con i moti di Venezia, anche a Vicenza gli insorti crearono un governo provvisorio presidiato fra gli altri anche dallo stesso Valentino Pasini. Passata sotto il controllo della Repubblica di San Marco, appena creatasi, Vicenza entrò nell’ottica della ricerca di appoggi europei. Fu proprio Pasini a cercare aiuto all’estero proprio mentre gli austriaci preparavano il contrattacco decisivo. Nulla poté Venezia per difendere il Veneto dagli Asburgo: il nostro si recò a Vienna per chiedere che la punizione veneziana venisse attuata in maniera contenuta. Il suo atto fu considerato di alto tradimento e venne esiliato.
Valentino Pasini ritornò a Vicenza nel 1853 svolgendo con diligenza e con un assoluto amore verso la sua terra che, alcuni anni prima, gli aveva chiuso la porta in faccia, il mestiere di assicuratore. Curò i problemi finanziari del Lombardo-Veneto tentando anche di sanarli. Il suo valore verrà riconosciuto solo molti anni più tardi dal Regno di Savoia che lo rese relatore della neonata Camera dei Deputati.
Valentino Pasini non vedrà mai il suo Veneto unito all’amata Italia in quanto morirà a Torino, ancora esiliato, il 4 aprile 1864.
Tommaso Lunardi