Roma, 18 mag – Il Mediterraneo è il cimitero di molti valorosi soldati che, per difendere l’Italia, consegnarono la propria anima ai flutti del mare. Tra i caduti in combattimento, in particolare, troviamo anche Innocenzo Ragusa caduto quando tutto sembrava perduto, nel 1943, e mancava ancora la formazione di un punto di riferimento stabile per i soldati che non vollero abbandonare il loro brandello di idea.
L’inizio sul Luciano Manara e sul Platino
Innocenzo Ragusa era originario di Crotone, dove nacque il 27 gennaio 1909. Fin dalla nascita restò affascinato dalla figura del sommergibilista che, in quegli anni, si stava sviluppando e, come il pilota d’aereo, attraeva molti giovani pionieri dell’ingegneria e coraggiosi.
Per questo motivo Ragusa studiò a Livorno, alla Regia Accademia Navale e ne uscì, come molti altri suoi coetanei, con il grado di guardiamarina. Fino al 10 luglio del 1940 seguì un corso speciale per divenire sommergibilista e dimostrò, in questo, delle grandi doti di soldato oltre che un enorme coraggio. Per questo motivo venne affidato al sommergibile Luciano Manara prima, nel 1940, e al Platino nei due anni successivi. In questi due anni imparò molto velocemente la mansione e, per questa sua tenacia e precisione, gli venne affidato il nuovo Gorgo, il sommergibile di punta di quegli anni, e venne posto a capo degli uomini che avrebbero chiamato il mezzo “casa”.
Nel 1942 venne promosso capitano e gli venne concessa una croce di guerra al valor militare: “Comandante di sommergibile attaccato, durante una missione di guerra, da numerosi aerei nemici, reagiva con elevato spirito combattivo e sereno ardimento, infliggendo gravi perdite agli apparecchi attaccanti e riuscendo quindi a disimpegnare l’unità. Nel prosieguo della missione, avvistato un importante convoglio, ne segnalava l’ubicazione, permettendo l’attacco da parte di altre forze navali ed aeree”.
La morte in mare
Innocenzo Ragusa condusse il Gorgo all’attacco contro un convoglio alleato nel febbraio del 1943. I siluri danneggiarono le navi inglesi ma alcune bombe di profondità rischiarono di danneggiare il mezzo italiano per cui Ragusa dovette far ripiegare il sottomarino.
Il 21 maggio 1943 ricevette l’ordine di attaccare un convoglio americano ma venne intercettato da un aereo inglese che scortava la nave. Il pilota mandò un messaggio radio al cacciatorpediniere Nields presente nelle acque vicine al Gorgo. La nave lasciò quattro cariche di profondità. Ragusa condusse il sottomarino abilmente tra le bombe ma la quarta lo colpì irrimediabilmente al serbatoio. Quando il petrolio risalì in superficie, i soldati americani non si curarono di recuperare il mezzo che affondò tra gli abissi portandosi con sé Innocenzo Ragusa e altri 49 soldati.
In onore del soldato di Crotone venne conferita una medaglia d’argento al valor militare sulla quale leggiamo: “Comandante di sommergibile in un anno di dura attività ha effettuato numerose missioni di agguato e caccia al traffico nemico, operando arditi attacchi e dimostrando in ogni circostanza tenace spirito combattivo, consapevole coraggio ed elevate qualità professionali” e una medaglia di bronzo: “Ufficiale in 2ª di sommergibile e successivamente comandante della stessa unità, in un anno di attività bellica ha effettuato dure missioni di guerra, sfidando arditamente la vigilanza nemica e subendone più volte la caccia e gli attacchi. In ogni contingenza ha dato prova di perizia professionale, belle doti combattive ed acuto senso del dovere”.
Tommaso Lunardi