Roma, 8 dic – Per chi ha avuto occasione di vedere il film “Fury” sicuramente non può non aver visto la scena del film in cui tre carri armati americani distruggono, dopo aver perso due mezzi, un carro armato tedesco a colpi di cannone. Grandi battaglie sui cingolati si consumarono anche tra Alleati e italiani. Ippolito Niccolini di Valentine inglesi ne distrusse molti e questa è la sua storia.
UN PATRIZIO IN AFRICA
Nato a Firenze nel 1916, Ippolito Niccolini si laureò in giurisprudenza e chiese, l’indomani dello scoppio della seconda guerra mondiale, di partire per la campagna di Grecia. La domanda non venne accettata in quanto non aveva completato ancora la leva ma, successivamente, venne chiamato a combattere in Africa.
Arruolatosi nel Battaglione “Giovani Fascisti” nell’aprile del 1941 venne posto sotto il controllo del tenente colonnello Nannini. Quest’ultimo affidò Niccolini al maggiore Balisti, comandante della compagnia cannoni del I battaglione “Mi scaglio a ruina”. La preparazione fu molto dura ma, alla fine partì per il nord Africa nel luglio dello stesso anno. A pochi mesi dal suo arrivo, nel novembre del 1941, venne promosso caporal maggiore ed assunse il comando della 2° squadra cannoni.
ASSO DEI CARRISTI
Ippolito Niccolini si distinse per la sua tecnica, per la sua tenacia e per il suo ardore in battaglia. I suoi più acerrimi nemici erano i formidabili carri armati Valentine in dotazione alle forze armate inglesi. La tecnica utilizzata per neutralizzare i mezzi nemici era sempre la stessa. Alcuni soldati si avvicinavano ai corazzati inglesi di soppiatto. Una volta vicini lanciavano dentro l’abitacolo le granate Passaglia, artigianali ma efficacissime. Spesso le azioni si rivelavano inconcludenti per vari motivi, dal nascondiglio mal realizzato ad una mira completamente decentrata.
Niccolini tentò di attaccare un carro sparando attraverso una feritoia con colpi di pistola nel vano tentativo di raggiungere l’equipaggio del Valentine. Il carro ripiegò e ciò permise al soldato italiano di rientrare nella postazione. Un altro carro, tuttavia, attaccò i nostri soldati al riparo e Niccolini riuscì ad esplodere alcuni colpi all’interno dell’abitacolo attraverso una feritoia frontale. Gli inglesi risposero fulminando Niccolini con una scarica di colpi di mitragliatrice uccidendolo. Anche i comandanti Nannini e Balisti vennero gravemente feriti ma, nonostante ciò, incitarono i soldati perché andassero a salvare il povero compagno perito sotto i colpi nemici.
Al soldato italiano venne concessa una medaglia d’oro al valor militare che recita: “Dottore in legge, fervente di amor patrio si arruolava come soldato semplice ansioso di tradurre in azione i suoi ideali di Patria. Caporal Maggiore comandante di squadra cannoni anticarro, in un caposaldo completamente accerchiato da soverchianti forze nemiche immobilizzava, con il suo pezzo, due carri armati pesanti rimanendo ferito al capo. In successiva azione usciva dalla postazione e cercava di colpire l’equipaggio di un carro attraverso le feritoie con colpi di pistola e bombe a mano. Benché nuovamente ferito, con una bomba anticarro affrontava un altro carro, che colpito doveva allontanarsi. Ferito al petto, pur versando in gravi condizioni, riusciva a rientrare nella postazione e calmo e sereno incitava i propri uomini a perseverare nella cruenta lotta. Mentre un altro carro stava per schiacciare la postazione, lo contrassaltava con sublime ardore. Sublime esempio di cosciente valore ed eroico sacrificio”.
Tommaso Lunardi
Eroi dimenticati: Ippolito Niccolini, carrista dei “Giovani Fascisti”
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Onore al capor. Ippolito Niccolini!