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Eroi dimenticati: Antonio Sertoli, il martire del Monte Nero

by Tommaso Lunardi
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Roma, 26 mag – Nel corso della prima guerra mondiale sono stati moltissimi i giovani uomini che diedero la propria vita per il sacro suolo patrio. Il Monte Nero è attualmente in territorio sloveno ma, agli inizi del 1900, rappresentava uno degli ultimi confini italiani prima dei territori slavi. E’ stato proprio per la conquista e la difesa di questo monte che Antonio Sertoli perse la vita.

Lo studente appassionato di montagna

Antonio Sertoli nacque il 12 luglio 1894 a Sondrio figlio di una famiglia di nobili origini proveniente dalla Valtellina. Dopo il liceo frequentò l’università di Pavia per laurearsi in scienze naturali. La sua vocazione militare però ne bloccò momentaneamente, tramutatosi poi in definitivamente, gli studi.

La grande passione era quella per la montagna, per le scalate e per la vita a stretto contatto con la natura ed ad alta quota. Il 24 maggio 1915 l’Italia dichiarò guerra all’Austria-Ungheria e alla Germania e, contemporaneamente, Sertoli si iscrisse al corso allievi ufficiali che si svolgeva all’Accademia di Modena. Terminati gli studi, alla fine dell’estate dello stesso anno, venne mandato sul passo dello Stelvio in forza al 5° Reggimento Alpini di stanza ivi. Notate le sue abilità di scalatore, tuttavia, i generali e gli ufficiali del Reggimento lo scelsero per frequentare il neonato corso per mitraglieri al campo base. Una volta terminato con successo questo corso, il soldato venne mandato sul Monte Nero.

A difesa della patria

Sul Monte Nero le attenzioni italiane erano tutte rivolte agli strani spostamenti di truppe e di munizioni austriache. Insomma, i nemici erano pronti a sferrare un decisivo attacco ai nostri soldati. Ad un anno dallo scoppio della guerra, gli austriaci attaccarono in massa gli italiani in uno scontro decisivo per la conquista del Monte Nero ma con immense gravi perdite da ambo le parti.

Antonio Sertoli venne catturato dai nemici ma riuscì a liberarsi dalla scorta. Aizzando i suoi compagni alla battaglia, venne colpito al petto da una fucilata ma, nonostante il dolore e l’agonia, si fece strada tra i soldati austriaci. Dopo tre ore di combattimento, colpito da congiunti colpi di baionetta e di pugnale, cadde a terra mentre la battaglia infuriava.

In suo onore, venne concessa una medaglia d’oro al valor militare: “Comandante di una sezione mitragliatrici in prima linea, durante un improvviso e violento attacco avversario, opponeva la più decisa ed eroica resistenza. Soverchiato da forze molto superiori e tratto prigioniero con parte dei suoi soldati, riusciva a disarmare la scorta nemica e ritornare sul campo della lotta. Per circa tre ore guidò a continui contrattacchi un manipolo di prodi, e benché sanguinante in più parti del corpo rifiutò sempre di recarsi al posto di medicazione. Ferito poi gravemente al petto da una fucilata, si gettò, ciò nonostante, un’ultima volta nella mischia, cadendo trafitto da più colpi di baionetta e di pugnale”.

Tommaso Lunardi

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