Roma, 28 mag – Se di elezioni si tratta, viva le elezioni, diremmo noi. Perché sulla stretta agli autovelox decisa dal governo pesa palesemente l’approssimarsi delle consultazioni europee, ma è anche vero che le possibilità di tornare indietro in tempi quanto meno brevi non siano moltissime. Dunque, una volta tanto, è lecito se non esultare, quanto meno respirare.
La stretta sugli autovelox del governo
Come riporta Tgcom24, il testo del decreto voluto dal ministro dei Trasporti Matteo Salvini prevede sostanzialmente tre cose: l’autorizzazione a mettere un autovelox (da richiedere al prefetto), la dimostrazione dell’opportunità dello stesso e i limiti di velocità. La prima limita enormemente l’autonomia dei Comuni nel decidere di impiantare un rilevatore di velocità, stante la possibilità quasi illimitata fino ad oggi. Senza il prefetto non si va avanti. Questo almeno in teoria, ma non riusciamo a immaginare come si potrebbe deviare dalla stessa.
Per quanto riguarda la seconda questione, i Comuni dovranno dimostrare che nel tratto di strada dove si vuole posizionare l’autovelox sia stato riscontrato un elevato numero di incidenti, ovvero “un’accurata analisi del numero, della tipologia e, soprattutto, delle cause”, con “particolare riferimento alla velocità come causa principale”. Anche le segnaletiche saranno riviste: i cartelli che avvisano della presenza dei rilevatori devono essere posizionati almeno un chilometro prima. Questa, oggettivamente, appare come la misura più “teorica in assoluto”, sebbene i Comuni, ad essa come alle precedenti, abbiano un periodo di tempo limitato di 12 mesi per adeguarsi, dopo di che i rilevatori verranno tolti immediatamente.
La terza novità riguarda il limite di velocità:, che viene “parametrata a quella prevista dal codice per ciascuna tipologia di strada, ossia 50 chilometri orari nei centri urbani”. Nelle strade extraurbane “i dispositivi possono essere utilizzati solo per riduzione della velocità non superiore a 20 km/h rispetto al limite ordinario”.
Quanto durerà?
Non sarà certo un provvedimento contrario all’uso spregiudicato (e spesso in malafede) del cosiddetto “controllo elettronico della velocità” a cambiare la nostra vita. Però è indubbio che, di ttute le paturnie che siamo costretti a subire, quella generata dagli autoveloc sia sempre stata tra le più odiose. Posizioni strategiche, limiti discutibili, Comuni che fanno cassa impunemente sulle spalle dei cittadini senza che nessuno paghi realmente a parte i cittadini stessi (troppo spesso da innocenti). Chiao sia che il governo ha puntato con astuzia su un tema sensibile, in vista delle elezioni europee, constatando l’esasperazione della gente verso una pratica insopoortabile ormai da anni. Ma tornare indietro non sarà comunque facile e non avverrà di certo in tempi brevissimi. Ecco perché, come dicevamo nell’introduzione, si tratta di una boccata d’ossigeno impossibile da ignorare.
Stelio Fergola