Roma, 15 gen – Ascoltando le recenti dichiarazioni del ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi potremmo ritenerci soddisfatti della decisione presa dall’esecutivo in merito all’ambiente scolastico, con la permanenza della didattica in presenza che abbiamo auspicato sin dal principio dell’emergenza sanitaria. Infatti, la scelta di impugnare al Tar l’ordinanza del governatore della Campania Vincenzo De Luca, con cui si prevedeva il rinvio della riapertura degli istituti alla fine del mese di gennaio, dovrebbe risultare l’emblema di un’intenzione governativa condivisibile.
Sulla scuola il governo si contraddice
Abbiamo spesso affrontato le difficoltà derivanti dall’utilizzo ad oltranza della Dad, in particolare per le fasce d’età infantili. Problemi di banda larga in parte del territorio nazionale, assenza di contatto e condivisione sociale stanno segnando negativamente il percorso scolastico di un’intera generazione. Pertanto, coraggio e fermezza avrebbero dovuto dissuadere gli incaricati alle decisioni dall’optare per le scellerate ed immotivate chiusure a cui si è assistito in passato. Tuttavia, quel che appare necessario e drammatico da denunciare è proprio la contraddizione attuale del nostro governo in materia di istruzione.
Con le regole in vigore, studenti comunque condannati alla Dad
L’attuazione rigida dei protocolli sanciti con l’onnipresente Comitato tecnico-scientifico rende di fatto vane le buone intenzioni riscontrate nelle recenti dichiarazioni. Esaminando con attenzione gli ultimi decreti si osserva la chiara impossibilità di proseguire realmente con l’esclusiva didattica in presenza a lungo termine. Viene infatti sancito il limite massimo di 1, 2 o 3 positivi per classe a seconda dell’istituto elementare, medio o liceale. Considerando l’alta contagiosità dell’attuale variante Omicron anche nei più giovani, non sorprende come migliaia di classi siano già nuovamente in Dad, dettata dalla positività di pochi esponenti, spesso pure asintomatici.
L’ennesimo scaricabarile del governo Draghi
Assurdità tutta italiana che smaschera le reali intenzioni di Draghi ed i suoi collaboratori, purtroppo incentrate sul tentativo di compiere l’ennesimo scaricabarile. Proclamare intenzioni di libertà, tradite dalla dannosa e costante sindrome da “decretismo” che ha contagiato da decenni le nostre istituzioni. Anche in ragione di ciò, risulterebbe apprezzabile solo una scelta dura e netta, figlia del pragmatismo politico presente in altre nazioni: abolire la Dad, almeno per bambini ed adolescenti, dimostrando così che il ritorno ad una scuola normale è davvero il traguardo che l’Italia vuole raggiungere.
Tommaso Alessandro De Filippo
1 commento
Una cosa è certa.
Non tutti i banchi sono bianchi.