Roma, 27 gen — Drusilla Foer annuncia che a Sanremo ci intratterrà con i soliti pipponi sui diritti Lgbt e sull’inclusione e in molti parlano di «uscita allo scoperto». Ma il travestito in questione non ha gettato la maschera: fin da subito si è presentato come cavallo di Troia del semidefunto ddl Zan in sede sanremese, a cui è stato chiamato in qualità di «spalla» inclusiva e politicamente corretta di Amadeus.
Inclusiva nei confronti dei trans, esclusiva nei confronti della valletta donna a cui quest’anno ha rubato il posto. E mamma Rai, dal canto suo, ha fatto il compitino, pagando dazio al magistero Lgbt con la quota riservata ai trans, o travestiti, o come diamine vuole farsi chiamare il signor Gianluca Gori: in arte, per l’appunto, Drusilla Foer.
Drusilla Foer, l’Lgbt bon ton che propone il ddl Zan alle casalinghe
Un gran furbone, e una gran furbata proporlo sul palco dell’Ariston: sì perché Foer non è uno scalmanato trans-talebano: è quello delle dichiarazioni soft, del volemose bene in salsa Lgbt, quello che non farà paura alla casalinga e al pensionato e li convincerà con le buone che decreti liberticidi come lo Zan sono necessari, sono «civiltà». Lo si evince dall’intervista a D, Donna, di Repubblica. (E già il fatto di avere dedicato a un uomo con la parrucca uno spazio in seno a una rivista femminile, è una violenza inaccettabile).
«Premessa: io non voglio convincere nessuno», sostiene mellifluo chi vorrebbe mettere la mordacchia a tutti. «Non mi piace persuadere, ma ispirare. Detto ciò, se la mia vena naïf può servire alla causa Lgbtq+ ne sono felice. Ma vorrei essere la paladina anche delle donne maltrattate e di tutte le persone per qualsiasi motivo tenute ai margini». Sta già indossando la fascia di «paladina delle donne maltrattate», lei che scimmiotta le donne nei loro stereotipi più beceri ed «eteronormativi», ma nessuna donna ha chiesto il suo aiuto. Le donne possono benissimo portare avanti la causa senza che un uomo con tacchi e rossetto ci metta — patriarcalmente, pensa te che ironia — il cappello sopra.
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Drusilla Foer è pericoloso, perché introduce l’argomento con il bon ton tipico delle sue scenette alla «Franca Valeri dei poveri», sempre in punta di fioretto per non allarmare nessuno. Sempre edulcorando per non mettere in agitazione. E la butta sulla «convivenza». «La civiltà è la convivenza. Del resto, il nostro è un Paese dove da sempre convivono il pesto con la pizza margherita, la canzone napoletana con la scuola genovese dei cantautori». Quindi, secondo il suo ragionamento, in virtù del pesto e della pizza gli italiani possono tollerare che una legge li mandi in galera per essersi pronunciati contro l’utero in affitto o le famiglie omogenitoriali. Paghiamo il canone per vedere — anche — questo.
Cristina Gauri
3 comments
Non mi sporco gli occhi da anni.
Anche Sanremo è uno del palcoscenici del piddi.
[…] Drusilla Foer, ovvero il cavallo di Troia Lgbt “bon ton” per… […]
[…] – Roma, 3 feb – Se a rappresentare i diritti delle donne e degli Lgbt hanno chiamato un uomo con la parrucca (o una donna con l’uccello, fate voi), a Sanremo non poteva mancare anche la nota di colore, o […]