Roma, 27 ago – Ci siamo già occupati della finta rivoluzione delle monete complementari, smontandone adeguatamente la portata rivoluzionaria. In questi giorni è merito dell’oramai decotto Berlusconi aver riproposto una vecchia bufala dei sedicenti “antisistema”, ovvero quello di mantenere l’euro, ma di affiancarvi una “moneta parallela” a carattere esclusivamente nazionale. A dire il vero, non è nemmeno la prima volta che Berlusconi tira fuori dal cilindro la balzana idea della doppia moneta, indi è probabile che all’interno del suo circo equestre ci sia effettivamente qualcuno che preme in tal senso.
Partiamo innanzitutto da un presupposto di base e cioè che, se si rimane all’interno dell’Ue questa ipotesi è semplicemente illegale. L’articolo 128 del Trattato di Lisbona è piuttosto chiaro: “La Banca centrale europea ha il diritto esclusivo di autorizzare l’emissione di banconote in euro all’interno dell’Unione. La Banca centrale europea e le banche centrali nazionali possono emettere banconote. Le banconote emesse dalla Banca centrale europea e dalle banche centrali nazionali costituiscono le uniche banconote aventi corso legale nell’Unione”. Se dunque l’obiettivo è quello nemmeno tanto recondito di salvare capra (euro) e cavoli (crescita), purtroppo si è clamorosamente mancato il bersaglio.
Ma non sono in realtà questi i problemi reali che ci interessano, dato che i trattati sono esclusivamente pezzi di carta, e che in effetti è sempre possibile stralciarli alla prima occasione ed in modo del tutto unilaterale. Poniamo che effettivamente questa doppia moneta euro-lira venga introdotta per esempio per finanziare opere pubbliche di manutenzione e di prevenzione del rischio idrogeologico o altre benemerite iniziative. Bene, per farle accettare dalla popolazione, l’unico sistema sarebbe quello di accettarle in pagamento delle tasse, in via parallela all’euro, il che crea un paradosso insolubile, e cioè che comunque il debito pubblico rimarrebbe espresso in euro. Dal punto di vista contabile l’incasso di euro-lire sarebbe quindi equivalente ad un ammanco di cassa, cioé ad un incremento del deficit pubblico, ovvero quella cosa che l’Ue ci vuole impedire a tutti i costi di fare.
Certamente, se questa moneta fosse oculatamente spesa, si potrebbe effettivamente avere un effetto espansivo più che proporzionale sul Pil, e quindi compensare con maggiore crescita l’ammanco fiscale che si verrebbe inevitabilmente a creare, ma sembra abbastanza azzardato ipotizzare che sia possibile arrivare in pareggio. Se Berlusconi può contare sulla consulenza di esperti e luminari a noi del tutto ignoti, che hanno fatto i conti e quindi hanno stabilito che la cosa è possibile, ci inchiniamo alla loro sapienza, pur rammentando le pessime figure che in questi decenni la professione economica ha collezionato.
Se le euro-lire fossero massicciamente introdotte si rischia di non poter più garantire il servizio del debito. Per essere realizzabile forse dovrebbe avere una prospettiva temporale perpetua, e dovrebbe portarsi dietro una fetta del debito pubblico espressa quindi in euro-lire proporzionale al volume delle entrate fiscali realizzate nella nuova moneta stessa. Il che però equivale a dire che si abbandona l’euro ma senza dirlo. Ci sembra una mossa ridicola, vigliacca ed ipocrita, oltre che foriera di immensa confusione per i consumatori il cui potere d’acquisto si vorrebbe tutelare. Idea questa oltretutto idiota: è praticamente impossibile che si riesca a fare sì che questa doppia moneta venga spesa esclusivamente per acquistare prodotti nazionali, e quindi evitare gli inevitabili problemi alla bilancia commerciale che ne deriveranno. Il fatto che al termine del ciclo l’euro-lira venga solo accettata per pagare imposte interne non significa nulla. Un concessionario d’auto tedesche o un supermercato francese possono utilizzare il corrispettivo delle vendite in euro-lire per pagare le proprie tasse ed i propri contributi in modo legittimo, se risiedono sul territorio nazionale. La soluzione della moneta complementare fissa, non scambiata su un mercato aperto, non aiuta perché non permette l’effetto di spiazzamento legato ad una vera moneta nazionale che si svaluterebbe necessariamente rispetto all’attuale folle parità con il marco.
Insomma, la proposta della doppia moneta sembra l’ennesima sparata di un Berlusconi oramai macchietta di se stesso, dopo l’animalismo ed amenità simili, e non ci sembra all’altezza dei problemi che siamo chiamati realmente ad affrontare in questa particolare fase storica.
Matteo Rovatti
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[…] nonostante tutto quello che è successo il Silvione nazionale continui a rimanere nel Ppe e sposare idee deliranti come la doppia circolazione monetaria, dimostra una volta di più, se ce ne fosse stato bisogno, che il Centrodestra unito è un suicidio […]
[…] nonostante tutto quello che è successo il Silvione nazionale continui a rimanere nel Ppe e sposare idee deliranti come la doppia circolazione monetaria, dimostra una volta di più, se ce ne fosse stato bisogno, che il Centrodestra unito è un suicidio […]