Roma, 12 ott – Finalmente domani si riunisce il nuovo Parlamento. Senza fretta, per carità, tanto la situazione economica è rosea, e ci sembra adeguato dover attendere la bellezza di 20 giorni solo per riunire gli eletti a Montecitorio.
Nuovo Parlamento a lentezza pachidermica, in un momento drammatico
Sulle ragioni della lentezza della formazione di un governo avevamo già pubblicato nel merito, non risparmiando certamente la critica nel merito. Ma se perfino il Parlamento richiede così tanto, in un momento così difficile, allora vuol dire che non solo non partiamo con il piede giusto, ma non abbiamo neanche la concezione di cosa sia e rappresenti, un passo realmente adeguato. Questa mattina, l’Ansa ci rende noto che “250 deputati su 400 si sono già registrati alla Camera”, ma che “c’è tempo fino a venerdì alle 20”. Ribadiamo, cari onorevoli: fate con calma. In fin dei conti c’è in corso solo la crisi mondiale peggiore degli ultimi decenni.
Venti giorni per riunire gli eletti: ogni volta
Non si tiri fuori la storia degli errori del Viminale sugli eletti. Anche nel 2018 le elezioni si tennero il 4 marzo e il Parlamento si riunì il 23. Nel 2013 le elezioni si tennero il 24 e il 25 febbraio, la prima riunione il 15 marzo. Una roba di una indecenza senza pari. Cosa diamine si può mai fare per venti giorni dopo il voto? Ogni santissima volta? Ovvio e naturale prevedere un periodo di passaggio dovuto ai controlli. Ma se ci si impiega così tanto c’è decisamente qualcosa che non va. E non può essere giustificato in nessun modo. Se ci aggiungiamo poi i tempi altrettanto biblici di formazione del governo, siamo belli che andati, come si dice in gergo.
Stelio Fergola
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