Roma, 20 giu – In occasione dell’Expo 2015, sarà inaugurata il 27 giugno, a Lucca, nella storica Villa Bottini (via Elisa, 9, ore 17,30), la Rassegna “Il diavolo in Toscana”, organizzata da Stefano Giraldi col patrocinio del Comune e dell’Associazione LuccAutori, e che vede un’ampia partecipazione di scrittori, artisti, musicisti impegnati a dare un “volto” a diavoli e diavolacci, poveri diavoli e piccoli diavoli in tòsca veste. La Rassegna resterà aperta fino al 2 agosto. In anteprima, il contributo del nostro collaboratore Mario Bernardi Guardi [IPN].
Dante è un poeta divino: dunque sul suo sfolgorante vessillo campeggiano Dio e Gesù, la Madonna e tutti i santi.
Dante è un poeta cattolico, e se gli stanno sulle scatole i papi politicanti e corrotti, e dunque li sbatacchia all’Inferno, nondimeno, in conformità con la dottrina della Chiesa, cattolica, apostolica, romana, pensa che Lucifero sia molto brutto, molto sporco e molto cattivo, e dunque lo infila nel fondo più profondo dell’Inferno, facendone un mostro con una testa a tre facce, rispettivamente rossa, giallastra e nera, ognuna con sotto un paio di ali enormi, da pipistrello. Il mostro, l’angelo caduto, una volta bellissimo, piange, e dal mento gocciola bava insanguinata.
Un vero schifo. E se fa schifo il Signore delle Tenebre, il Dèmone che di più non si può, che dire dei diavoli di seconda categoria come i Malebranche? Chiamati così collettivamente, sono posti a guardia della quinta bolgia. E cioè dell’orrida fossa che accoglie- si fa per dire- i barattieri. Ovvero i numerosi “uomini delle istituzioni” che, anziché pensare al bene pubblico, hanno fatto i loro privatissimi affaracci.
Insomma, gentaglia che si è invischiata in torbidi ed oscuri maneggi in nome del potere e dei quattrini, e che adesso è immersa nella pece bollente.
Diciamo le cose come stanno: Dante è un poeta divino nonché cattolico, apostolico, romano, ma è anche un fiorentino “di patria e di parte”, con solide convinzioni politiche e fiero della propria dirittura morale. Ragion per cui i barattieri gli fanno più schifo dei Malebranche, che pure sono neri, feroci, sinistramente svolazzanti: e non basta perché sono bugiardi matricolati e litigiosi, sbeffeggiano e smoccolano, e si scambiano segnali a colpi di pernacchie e di scorregge.
Però, bene o male, a Dante e a Virgilio fanno da scorta e presentano loro un bel po’ di animacce. Guardiani e guide, i Malebranche hanno in odio Dio, ma obbediscono a Dio. E il Padreterno non è un giudice “buonista”. Così, i nostri diavoli- che si chiamano Malacoda, Scarmiglione, Alichino, Calcabrina, Cagnazzo, Barbariccia, Libicocco, Draghignazzo, Ciriatto, Graffiacane, Farfarello e Rubicante: a quel che sembra nomi alterati, storpiati o anagrammati, oppure soprannomi di personaggi pubblici fiorentini o comunque toscani- sono, sì, guardiani e guide, ma prima di tutto giustizieri.
Infatti, decisamente “cattivisti”, sempre in nome di Dio, straziano i dannati con gli unghioni, oppure con i “raffi” e i “runcigli”, cioè con gli uncini, quando i peccatori cercano di sortir fuori dalla pece. Giù, nel vostro brodo bollente, brutti ladri schifosi!
Ora, Dante non lo dice, ma a veder queste scene ci gode. E noi con lui.
Mario Bernardi Guardi