Roma, 12 nov – Virginia Raggi è stata assolta: buon per lei. Anche perché nessuno di noi ha mai sperato nella sua condanna. Evento, questo, che le avrebbe garantito un’uscita di scena eroica e onesta, perché, nelle menti ottenebrate dei grillini, la ricerca spasmodica dell’onestà è sfociata nell’anteporre la stessa a qualsiasi genere di competenza: ossia, più sei onesto, più sarai capace. Il che è una cazzata in termini, una buffonata di logica supposta, e la signora Raggi ne è l’esempio.
Non solo lei, ovviamente, poiché tutto il blob social mondano costituito dalla classe dirigente pentastellata si basa sul supposto assioma di cui sopra. Ed è vantaggioso ed è anche molto accattivante, poiché prende all’amo la parte del paese che nei decenni si è auto-emarginata e la eleva ad arto di un corpo politico vivace e attivista per una giustizia fraintesa poiché la definiscono “giustizia del popolo”.
Il popolo, come è noto e come la storia insegna, non può andare oltre l’esercizio del voto democratico, al cui risultato poi tutti dobbiamo inchinarci, e tanto meno può pretendere di governare “direttamente” un Paese dalle mille sfaccettature e affetto da mille problemi: l’Italia. La presenza nel mondo di studiosi, di persone intellettualmente dotate, di saggezza, dunque di vecchiaia che non sfocia nella morte ma che resiste, ha il fine ultimo di mettere in contatto quello che in altri tempi veniva chiamato volgo col mondo reale, coi problemi esistenziali, con i fatti di tutti i giorni. Che essi siano economisti, abili strateghi in politica estera o filosofi, se votati dalla maggioranza, saranno poi i genitori di un intero paese.
Il contrario di tutto questo, ovvero quell’aborto intellettivo chiamato democrazia diretta, consiste nel rendere un popolo orfano della classe dirigente di cui avrebbe bisogno e che, udite udite, si meriterebbe. Il condottiero, in famiglia o in uno Stato, risulterà sempre necessario.
Questo equilibrio, coi 5 stelle, è stato diametralmente ribaltato. Adesso qualsiasi analfabeta ritiene d’essere un filosofo degno di imporre certa moralità a chi gli sta vicino; chiunque legga una intercettazione pubblicata su di un giornale con indecente complicità di una qualche procura crede di potersi ergere a giudice onnisciente e di condannare a morte chi sta dietro il cognome intercettato; qualsiasi campagnolo incazzato con tutto ciò che sta oltre il suo orticello si permette di boicottare per anni delle infrastrutture strategiche per il paese invocando maggiori controlli, denunciando generici sprechi, millantando un inquinamento immane; qualsiasi frignone da centro sociale può strillare le proprie insensatezze sul presunto razzismo imperante in Italia, pretendendo con la forza che la classe dirigente presti attenzione alle sue follie e trovando una ex ministra Kyenge pronta a fargli sponda con un movimento politico che rivendica il potere degli afroitaliani; e, infine qualsiasi pipparolo internettiano può ergersi a medico e virologo di fama mondiale inveendo contro i vaccini, minacciando chi quelle lauree le conseguì all’università e non smanettando su internet.
Questo è il mondo dei Di Maio che vendevano bibite allo stadio San Paolo e che adesso presiedono il dicastero del Lavoro, fomentando una folla di decerebrati che crede di poter fare tutto questo, compreso, visto che è d’attualità, l’avere una opinione solida sulla bontà dell’istituto della prescrizione senza aver mai letto Beccaria e senza aver mai seguito un corso di Diritto costituzionale.
E dunque: nel loro mondo malato, non esistono le sfumature che vanno dal soggetto colpevole al soggetto innocente, con attenzione particolare per la verità processuale che oltretutto non corrisponde mai con quella reale, poiché, per citare il loro guru Piercamillo Davigo, esistono solo colpevoli non ancora beccati. Lo slancio massimo nell’interpretazione della realtà e delle cose è questo. E siccome una consistente fetta di questo paese sta sprofondando nella propria mediocrità, in una disoccupazione intellettuale prima che lavorativa, la caccia alle streghe ossia al colpevole perenne attrarrà sempre un consenso massiccio. Si tratta, banalmente, del bambino incattivito e scazzato che prende a calci il gatto che gli passa tra i piedi.
Furoreggia in tivù, tra una figura di merda e l’altra, Luigi Di Maio, ministro a sua insaputa e indignandos professionista. Ha detto che il problema siamo noi che esprimiamo le nostre opinioni sulla carta stampata, perché abbiamo fatto il tifo contro la Raggi. Il ragazzo deve esser terribilmente confuso, dimenticandosi che questo fiele che sta avvelenando il paese è stato introdotto da energumeni come lui, in campagne d’odio e di caccia al nemico pubblico in stile far west, con locandine appese per strada a cui mancava solo la taglia da riscuotere. Vivo o morto, tanto sempre colpevoli saranno.
Eppoi le liste di proscrizione sulla lugubre piattaforma ove il popolino può sfogarsi le hanno inventate loro, con nomi e facce dei giornalisti indesiderati alla élite del Movimento. Era il pasto gratis per chi, non essendo capace di comperarsi il pane da mettere in tavola, optava per il menù a 5 stelle: odio, idiozie e ancora odio.
Ecco, credo che in un paese normale, dopo delle performance di tal fatta, la classe giornalistica di questo sarebbe dovuta insorgere all’unisono con un vaffanculo che avrebbe scosso il paese dalle fondamenta, rimandando Di Maio a fare il bibitaro, Di Battista in Guatemala a scoprire il senso della vita e Casalino a sfoggiare le sue doti da mago Merlino in una qualche casa di un qualche reality show.
È questa la normalità tanto agognata da coloro che, da normali, divengono poi banali con una velocità paradossale. Al posto della Raggi, preferirei la galera allo sguardo impietoso dei romani.
Lorenzo Zuppini
2 comments
[…] Di Maio ei 5 Stelle contro i giornalisti. Ma quelli delle liste di proscrizione sono loro Il Primato Nazionale […]
Sebbene sia d’accordo sulla finta democrazia diretta dei 5 stelle e su una classe dirigente spesso non all’ altezza, l’autore dell’articolo sembra sentirsi un giornalista attaccato nel suo ruolo da Di Maio.Di Maio si riferiva giustamente ai molti pennivendoli venduti al potere bancario straniero e loro burattini nostrani che travisano la realtà promuovendo l’aumento dello spread in un paese svenduto agli stranieri occulti che hanno promosso le privatizzazioni e hanno rubato al paese la sovranità di battere moneta pubblica con la svendita nel 1992 di bankitalia e delle banche pubbliche .Per quanto poi riguarda i vaccini i famosi scienziati di cui parla bene l’autore sono spesso al soldo di multinazionali ed esimi medici e ricercatori mostrano prove di come 10 vaccini obbligatori in un bambino possono creare enormi danni al loro sistema immunitario non sviluppato e anche al sistema nervoso e profilo genetico.
La difesa ad oltranza di una classe spesso vergognosa con molti giornalisti venduti alla dittatura finanziaria straniera occulta e che non danno notizie obiettive ma opinioni o peggio ancora notizie false non è assolutamente giustificabile