Roma 28 apr- Goteborg-Malmo. Derby svedese. Minuto 78. Un petardo viene lanciato, sembrerebbe, dalla tribuna di casa e giunge vicino al giocatore del Malmo ed ex Goteborg, Tobias Sana, che di tutta risposta si avvicina al settore dei tifosi e scaglia contro di essi la bandierina del calcio d’angolo. Gli animi iniziano ovviamente a surriscaldarsi e l’arbitro Jonas Eriksson decide di sospendere immediatamente. Ed è qui che casca l’asino. O meglio Gabrielli, il prefetto di Roma che sostiene il luogo comune che “all’estero certe cose non succedono. Solo in Italia”. E quindi repressione e misure di sicurezza come se non ci fosse un domani.
Barriere, trasferte vietate, arresti, daspo, perquisizioni preventive, denunce. Tutto in nome della sicurezza e per rivedere le famiglie allo stadio. Ma allo stadio quest’anno più che le famiglie si sono viste curve e tribune vuote e spettacoli tristissimi. Magari se il prefetto smettesse di vedere le partite in TV capirebbe che l’euforia, il folklore, il colore e, perché no, il “rumore”, fanno parte del calcio e del tifo. E che il tifo è parte integrante di quello che oggi è diventato uno spettacolo a tutti gli effetti. E tutto ciò non può essere fermato con barriere e divieti che invece di migliorare creano solo tensioni inutili.
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Federico Rapini