Roma, 8 mar – Vi dice niente il nome di Radhika Sanghani? Probabilmente. Radhika è una giornalista e scrittrice liberal “inglese”, vincitrice di alcuni premi letterari e attualmente collaboratrice di svariati quotidiani e network televisivi, tra cui Guardian e Bbc, nonché autrice di due romanzi. Dovrebbe quindi spiccare per il suo talento giornalistico e creativo, ma allo stato attuale l’unica cosa per cui la Sanghani (molto impegnata su tematiche del femminismo, gender, lotta al patriarcato e diritti civili di minoranze statisticamente irrilevanti) viene ricordata è un articolo in cui accusa di sessismo i sistemi di aria condizionata degli uffici.
Eccone un breve estratto: «Sto congelando mentre scrivo un articolo seduta alla mia scrivania. Sono avvolta in una felpa e tengo le gambe incrociate per tenermi calda […] le mie due colleghe sono sedute di fronte a me e indossano i loro cappotti, e sul tavolo c’è un cumulo di felpe di emergenza in caso la situazione peggiorasse. Gli uomini intorno a noi sono tutti senza giacca. Infatti, la maggior parte di essi ha le maniche delle camicie arrotolate e asserisce religiosamente che la temperatura è ottima. Benvenuti nella vita di ufficio, dove le donne combattono ogni giorno con l’aria condizionata, e gli uomini non immaginano nemmeno che questo sia un problema. Lavorano immersi nella temperatura dei loro sogni, mentre lasciano le donne a tremare».
Insomma, dopo il gap salariale uomo-donna, le ascelle depilate e gli oggetti di forma oblunga, anche l’aria condizionata è sessista, perché controllata dal maschio bianco eterosessuale e tarata sul proprio rozzo, privilegiato metabolismo. Inutile dire che l’articolo suscitò il consenso plenario del mondo del femminismo e l’ilarità universale nei sostenitori dell’alt-right, e in generale del buonsenso. Per alcune settimane la Sanghani divenne soggetto di una bordata di meme esilaranti, dopodiché il suo nome finì con ragione nel dimenticatoio.
Ma è con l’inizio del 2018, probabilmente nel tentativo di emergere dall’oblio social, che Radhika decide di sposare una nuova, fondamentale causa: l’accettazione dei nasi grossi nell’industria del cinema. Iniziando da un articolo in cui si dichiara offesa dalla mancanza di donne con nasi “importanti” nel panorama hollywoodiano, puntando il dito contro il privilegio delle attrici dotate di profilo alla francese, la giornalista lancia via Twitter il movimento #sideprofileselfie (“selfie di profilo”), in cui esorta le donne di tutto il mondo ad accettare il proprio “svantaggio” fenotipico condividendo sui social una foto scattata di profilo corredata del seguente messaggio: «Il naso piccolo è l’oppressore! Lasciamo che le narici larghe dominino il pianeta Terra!» (sic!). Peccato che alla Ranghani non sia mai venuto in mente di contestare gli oppressori della sua terra d’origine, l’India, che, tra stupri collettivi di bambine e ragazze sfregiate con l’acido, non sono tradizionalmente secondi a nessuno riguardo alle persecuzioni verso il genere femminile.
Breaking the big nose taboo with my new campaign on the #sideprofileselfie!! Let’s stop hating our noses for not being tiny, little snubs and learn to love them by sharing a #sideprofileselfie https://t.co/2WpuNQmqmY pic.twitter.com/hL6mZmYEwZ
— Radhika Sanghani (@radhikasanghani) 20 febbraio 2018
Che dire: le femministe contemporanee sono a corto di ogni pretesto. Essendo stata ogni loro tesi ampiamente confutata, sia dal punto di vista teorico sia da quello pratico, sono costrette a rifluire su argomentazioni grottesche e di nicchia, che finiscono per umiliare e ridicolizzare le lotte autentiche contro le gravi forme di oppressione femminile che ancora oggi si manifestano nei Paesi in via di sviluppo.
Cristina Gauri
7 comments
Speriamo che presto questa inutile donnicciuola si trovi un lavoro vero
Ricorda tanto la storia di Saviano e i gelati omofobi…
Ha ragione, la discriminazione dei nasi importanti farà estinguere la ns Società.
Questi essere andrebbero cacciati via.
Sono una offesa per chi in quest’epoca ha la sfortuna di essere di sesso maschile.
Creano conflitti inesistenti.
E da uomo perbene mi sento denigrato da correnti di pensiero deliranti che vorrebbero farmi passare per maniaco sessuale in quanto di sesso maschile.
….più che del naso, dovrebbe preoccuparsi del suo viso che pare preso in prestito da qualche associazioni LGBT…
Queste “persone” provenienti da paesi-cesso, nasuti, color merda,dai tratti scimmieschi, puzzolenti, pregni di merda e di malseme, e chi più ne ha, più ne metta, stanno impestando e degradando ogni luogo che ha la sventura di essere infestato da loro. Ma hanno pure la siderale sfrontatezza di parlare di se stessi/e come se fossero una specie in via di estinzione da tutelare, proteggere e ripopolare!!!….. Liberateci da quest’ incubo!!!!!!!!!!!!
Il “femminismo” oggi viene preso per il culo dalla maggior parte perché non si fonda su nulla, sono esclusivamente parole al vento tanto per lamentarsi di qualcosa.
Vedessero i diritti delle donne nei Paesi musulmani, leggessero il Corano e commentassero quella posizione della donna! Assolutamente no, il problema è la donna e la sua posizione nell’Occidente, primo (e unico) posto al mondo dove ha davvero preso dei diritti e tutt’oggi ne possiede.
Che queste femministe andassero a vivere in Pakistan, in Arabia Saudita o in Iran e poi magari ne riparliamo.
Ma è meglio lamentarsi dei trans che non hanno un bagno a loro dedicato vero? E quando lo avranno si lamenteranno perché non li rappresenta appieno e preferirebbero o ulteriori divisioni o andare in quelli da uomo/donna tradizionale… una volta abolito il bagno da trans ripartirebbero con la lamentela.
Consiglio un articolo dove si parla di un banale video YouTube live dove la cantante dei Cranberries ha “osato” indossare il copricapo nativo americano… RAZZISTA!!
https://www.ralbanodr.com/2017/10/27/quel-senso-di-liberta-andato-perduto/
Ma il problema sono i fascisti no?