Roma, 15 apr – “A Piermario Morosini e a Fabrizio Quattrocchi: il primo mi ha reso orgoglioso di fare questo lavoro, il secondo di essere italiano”. E’ questa la dedica di Gianluigi Buffon dopo la vittoria allo Juventus Stadium contro il Monaco.
La giornata di ieri rappresenta una nuova grande tappa della straordinaria carriera di Gianluigi Buffon: a 37 anni, il numero 1 della Juventus e della nazionale, riesce ancora a giocare un quarto di finale di Champions League da assoluto protagonista, dimostrandosi uno dei migliori in campo. Una grande parata per tempo e un sogno: tornare a disputare una finale a Berlino, dove, nel 2006, è diventato campione del mondo con la nazionale.
Se non bastasse già la sua ottima prestazione, sono le dichiarazioni fuori dal campo, durante il commento della partita, a meritare gli applausi: “Le difficoltà a questi livelli ci sono sempre, perché le squadre sono tutte di livello. Noi ce le siamo create da soli, sbagliando in fase di disimpegno e offrendo loro troppe occasioni in contropiede. Ma poi abbiamo meritato. Smettere a 40 anni? No, al momento mi sento bene e smetterò quando mi renderò conto di non esser più me stesso – e aggiunge – Vorrei dedicare questa vittoria a due persone che mi hanno reso orgoglioso di fare questo lavoro e di essere italiano: a Piermario Morosini e Fabrizio Quattrocchi, che è sempre nel mio cuore”.
La dedica a Piermario Morosini, morto in campo a 25 anni durante Pescara-Livorno del 14 aprile 2012, può sembrare quasi scontata. Quella a Fabrizio Quattrocchi, tutt’altro: il 14 aprile del 2004 il militare italiano venne giustiziato in Iraq da milizie irregolari, e prima del colpo letale alla testa esclamò “vi faccio vedere come muore un italiano“.
Buffon non l’ha dimenticato. E per questo merita gli applausi di ogni italiano, aldilà delle rivalità calcistiche.
Renato Montagnolo