Roma, 27 ott – Il Ddl Zan cade sotto la tagliola, e alla festa della disperazione della sinistra non poteva mancare proprio Laura Boldrini, con il suo necessario, illuminante e soprattutto decisivo commento.
Ddl Zan e Boldrini, amore tradito dalla “destra retrograda”
Il messaggio sul Ddl Zan caduto in disgrazia della Boldrini è, come di consueto e obbligo per Twitter, piuttosto corto, ma pregno di significati progressisti, naturalmente femministi e superinclusivi. Purtroppo è anche gemello di quello su Facebook, per cui la cara Laura non ci regala maggiori soddisfazioni riguardo la lunghezza. Ma le dimensioni, come si suol dire, non sono tutto, e dunque possiamo accontentarci.
“Rabbia e amarezza”, strepita la Boldrini, che accusa la “destra retrograda e illiberale” del naufragio della legge. Ma le terribili responsabilità verranno senz’altro fuori, non si preoccupi la platea attenta “ai diritti” e alla “difesa dei più deboli”. Il passaggio sui “crimini d’odio” era forse più scontato dell’esistenza dell’euro domani mattina, ma questa altro non è se non una scontatissima nota di colore. In attesa che i paladini dell’identità di genere sguaino le spade, noi andiamo avanti.
Non solo Boldrini, anche Valeria Fedeli piange in Radio
Nel corso della trasmissione Un giorno da Pecora, su Radio 1, l’ex ministro Valeria Fedeli ha deciso di dare il suo contributo al piagnisteo progressista contro la discriminazione fasciosessuale delle identità di genere.
“Sono triste perché purtroppo è passata il non passaggio agli emendamenti”, esordisce la Fedeli. E già qui, considerate grammatica e sintassi, potrebbe bastare. Cosa che in effetti accade, visto che subito dopo si lascia andare a uno strozzato “Chiedo scusa”, in lacrime, attaccando il telefono. Un po’ di delusione, però, c’è: anche in questo caso, ci sarebbe piaciuto un intervento lungo, utilmente disperato e adeguatamente risentito. Pazienza, sarà per la prossima volta.
Stelio Fergola
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