Rroma, 2 giu – Antonio Gaudí y Cornet aveva 31 anni e un’attività di progettazione agli inizi quando fu interpellato, nel 1883, dai preposti religiosi dell’Ordine di San Giuseppe che gli chiesero di costruire il tempio espiatorio della Sagrada Familia. Questo Ordine era un movimento cattolico tradizionalista che si proponeva di ripristinare i valori della famiglia in una società che si stava industrializzando e che si temeva perdesse il senso religioso. Gli accadimenti erano espliciti: a Barcellona la nuova classe operaia rivolgeva le proprie preghiere più ai leader sindacali che alle immagini sacre con una caduta verticale delle frequentazioni religiose. Bisogna precisare che l’Ordine religioso attore della richiesta non aveva i mezzi per pagare un progettista di fama. Pertanto, si rivolse a Gaudí che si prodigò andando alla ricerca di donazioni e lasciti per finanziare il suo lavoro, iniziative che diedero forma e significato al Tempio espiatorio, così come era stato pensato. Gaudì accetterà poi la gloria come ricompensa e riconoscimento del suo lavoro.
Una intensa opera religiosa
Fu solo nel 1906 che Gaudì completò i disegni definitivi della chiesa, mentre la prima pietra era già stata posata nel 1876 da chi lo aveva preceduto nell’incarico. La pianta seguiva la croce latina formata da una lunga navata centrale. Erano previste tre grandi facciate che illustravano la Natività, la Passione e la Resurrezione. Ognuna di esse era sormontata da quattro torri che rappresentavano i dodici apostoli. Al centro dovevano sorgere due campanili, dedicati a Cristo e alla Vergine, il più alto dei quali arrivava a 170 metri.
Le dimensioni del complesso erano ragguardevoli, ma non erano l’unica sfida costruttiva che il giovane progettista si era proposto. Inventò nuove tecniche costruttive, pur non utilizzando materiali moderni come il cemento e il ferro. Gli archi in mattoni forati che uniscono tutte le torri costituiscono la struttura della volta. Progettati a forma di “sella di cavallo”, hanno montanti obliqui che poggiano in alto ed evitano gli archi rampanti gotici. Costruita in pietra, la Sagrada Familia è impreziosita dai tocchi di colore delle ceramiche che adornano le pareti, come le vetrate opache poste ovunque.
Natura e architettura
In omaggio alla natura, unica vera rappresentazione della divinità, le sue pareti hanno presenze di fauna e flora scolpite nella pietra. Vengono rappresentati in particolare piccoli animali, boccioli in procinto di sbocciare, fogliame; il tutto sotto le ali protettive di angeli che sottolineano il carattere sacro del luogo. Impossibile catalogare l’opera in uno stile proprio senza riferimenti con il passato. In Gaudí è presente l’art nouveau ed il barocco, nonché il simbolismo del bestiario medievale.
Gaudí e la opera incompiuta della Sagrada Familia
Vi è una caratteristica importante di questa opera che non può essere ignorata: quella di essere stata lasciata incompiuta nella sua edificazione, come si trattasse di un progetto aperto e suscettibile di futuri interventi. Si dice che Gaudí, cultore di tradizione medievale, abbia espresso il desiderio che questo lavoro continuasse per diverse generazioni. Il cantiere riprese nel 1954, finanziato dai giapponesi, grandi estimatori di questo architetto. Da allora non si è più fermato.
La Sagrada Familia di Gaudí a Barcellona si distingue come uno straordinario progetto architettonico. La ripresa di stili del passato, come le reminiscenze gotiche fuse con elementi naturali e forme organiche crea un’architettura fino ad allora sconosciuta e inesplorata. L’innovazione di Gaudí nell’uso delle tecniche di costruzione e il suo ricorso all’uso del simbolismo religioso in ogni dettaglio rendono la Sagrada Familia un’opera religiosa di notevole fattura.
Possiamo aggiungere, a completamento di questa analisi, che la Sagrada Familia di Gaudí non è valutabile solo come una pregevole opera del suo tempo, ma anche come una fonte di ispirazione per l’architettura contemporanea. L’influenza di Gaudí si estende oltre l’estetica delle forme e delle soluzioni. E’ portata ad influenzare l’atteggiamento con cui gli architetti di oggi affrontano il modo di progettare. In particolare, quando la ricerca si rivolge al rapporto tra natura e progetto. Inoltre non manca uno stimolo e una spinta a studiare e a sperimentare nuove soluzioni e nuove tecniche costruttive.
Roberto Ugo Nucci