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Da Ostia a Manhattan: il “New York Times” parla di CasaPound

by La Redazione
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Roma, 19 nov – Il 9% raccolto da CasaPound a Ostia ha fatto notizia. I media nostrani le hanno tentate tutte per screditare questo risultato: attraverso diffamazioni, voti di scambio con pasta e tonno, endorsement “mafiosi” su Facebook per far eleggere un consigliere d’opposizione, imperi finanziari costruiti con la carbonara, soldi che partono da Mosca, passano per Parigi e arrivano sul litorale romano. Se le sono inventate tutte. Hanno addirittura provato a inscenare patetici processini politici sulle tribune della televisione “bene” di Formigli e della Annunziata. Eppure niente: CasaPound, nonostante tutto, a Ostia ha fatto il pieno. E rimane, appunto, una notizia. Tanto che tutto ciò ha destato l’interesse persino del New York Times. La testata liberal per eccellenza, infatti, ha dedicato alla tartaruga frecciata un articolo che fa sì sostanzialmente da cassa di risonanza alle fantasie di Federica Angeli e sodali, ma che comunque attesta un fatto incontrovertibile: CasaPound tira. Non solo a livello di auditel, ma anche a livello di immaginario e, non ultimo, in termini elettorali.

Insomma, tutti parlano di CasaPound, ma quasi nessuno ha poi il coraggio di confrontarsi con CasaPound su un piano strettamente politico. E la tartaruga frecciata, paradossalmente (ma fino a un certo punto), continua a crescere. Perché è qui che casca l’asino. Se c’è una cosa che la tanto discussa elezione di Trump ha portato a galla è che i media mainstream hanno ormai perso in credibilità. Grazie ai social e alla cosiddetta “stampa alternativa”, i cittadini possono accedere a informazioni oscurate dai media tradizionali. E, inoltre, possono ascoltare direttamente, senza filtri, la voce politicamente scorretta delle forze sovraniste.

Che l’indifferenza e l’oscuramento voluto di fenomeni come CasaPound sia controproducente, del resto, lo ha capito anche lo stesso Formigli: “A chi ci accusa di dar voce e legittimare i fascisti mi viene da porre una semplice domanda: ignorando CasaPound, evitando accuratamente di raccontare leader ed elettori di questo movimento (come è avvenuto finora), siamo riusciti a evitare che triplicasse i suoi voti a Ostia e altrove? Occhio a cadere nel vizio che spesso affligge le élite progressiste (?) di questo paese: anziché guardare ai fenomeni e alle ragioni che li generano, puntare il dito su chi li racconta”. Dunque, cari media italiani, quand’è che imparerete anche voi la lezione e inizierete a confrontarvi con CasaPound sul terreno politico in maniera aperta, leale e onesta? Quand’è che capirete che la calunnia, l’indifferenza forzata e la deformazione della realtà, se potevano funzionare negli anni Settanta, nel mondo 2.0 non fanno invece che rendervi sempre più ridicoli, odiosi e inattendibili?

Certo, questa operazione implica che dovrete rimettervi in discussione: dovrete imparare che non avete il Verbo rivelato in tasca, che “dialogo democratico” non vuol dire cantarsela e suonarsela come più vi aggrada, che il confronto politico non può essere ridotto ad amabili (e noiosissime) conversazioni in una tearoom. In altre parole, non vi servirà più a niente affibbiare l’etichetta del “mostro” o concedere patentini di legittimità. Perché del vostro nullaosta e della vostra benedizione, appunto, non frega più niente a nessuno. E poi, magari, vi ritrovate con CasaPound in parlamento e la Botteri di turno che, dagli studi di Mamma Rai, ripeterà attonita davanti alle telecamere: “Ma come è potuto accadere?”.

Vittoria Fiore

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3 comments

ANTERO 20 Novembre 2017 - 3:40

Come diceva LUI : ” Bisogna porsi delle mete per avere il coraggio di raggiungerle.” W I D S !

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Corrado Jossa 14 Gennaio 2018 - 4:11

E’ incredibile come la storia non abbia insegnato nulla ai nostri politici.
Continuano a lavorare alla costruzione di quella miscela che li travolgera’.

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