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Da Adolescence alla cronaca nera: perché il problema è l’uomo rieducato

by La Redazione
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Roma, 7 apr – Negli ultimi giorni la cronaca italiana si è riempita di due nuovi efferati delitti ai danni di giovani donne. Subito, seguendo la solita retorica tanto cara alle frange più estreme del femminismo odierno, si è puntato il dito contro il genere maschile tutto, criminalizzando la stessa idea di maschio e riferendosi ovviamente solo al ben specifico maschio bianco eterosessuale come espressione del male assolto: sia mai che qualche giovane sbarcato sulle nostre coste tra le decine di migliaia ogni anno possa compiere violenze o, peggio, uccidere una donna italiana. In sintesi, il nemico a cui tutti devono augurare la scomparsa è il maschio europeo. Quello che sinistra e femministe varie non riescono a capire, è che questi atti di follia omicida sono proprio frutto della rieducazione imposta al maschio europeo in questi anni di decostruzione di ogni identità e valore, oltre alla costante criminalizzazione e deresponsabilizzazione che avviene fin dalla più tenera età.

Il fenomeno Netflix Adolescence e il maschio debole

Nelle prime settimane di marzo, il colosso dello streaming Netflix ha distribuito Adolescence, miniserie britannica di sei episodi accolta fin da subito come “fenomenale” dalla critica di mezzo mondo. La serie ideata da Jack Thorne e Stephen Graham racconta dell’omicidio di una giovane adolescente per mano di un ragazzo, suo compagno di scuola, appena tredicenne tra temi riguardanti il bullismo e la cultura dei social network tra i più giovani, fino ad arrivare ai richiami relativi mondo della sottocultura della manosfera, teorie redpill del 80/20 e al fenomeno degli incel. Il prodotto di Netflix evidenzia come, sottostante a questo immotivato odio verso il genere femminile, agisca una condizione di incapacità da parte di questi adolescenti maschi di fare i conti con la propria identità maschile, la stessa continuamente osteggiata e attaccata dal femminismo più fanatico. Come nella serie Jamie, il ragazzo accusato dell’omicidio, è il classico “sfigato” bullizzato su Instagram che non è riuscito a accettare un rifiuto dall’altro sesso e, di conseguenza, sfoga tutta la sua frustrazione e incapacità di agire su una ragazzina più debole; così nella grande maggioranza dei casi della cronaca reale è proprio questa tipologia di maschio debole a compiere gesti estremi di violenza.

Manosfera, redpill e incel

Ma a cosa si riferiscono termini come manosfera, redpill o incel menzionati nella serie record di Netflix e puntualmente tirati fuori ad ogni caso di cronaca nera compiuto da un maschio bianco? Pur essendo spesso intesi come sinonimi e inseriti nello stesso calderone di sottoculture Internet tra blog, forum e comunità online, presentano delle differenze. Con redpill si fa riferimento a tutte quelle teorie pseudo-scientifiche e deideologizzate riferite a quel più vasto movimento complottista alla QAnon e tipicamente a stelle e strisce che, unito alla cultura meme e riprendendo il linguaggio “alla Matrix”, risponde fanaticamente alla frustrazione e arrabbiatura degli esclusi che si riversano sul digitale. Nei flussi incontrollati del web queste posizioni si sono intersecate con mondi simili, come ad esempio il mondo della manosfera, ovvero la vasta sottocultura che unisce l’idea di un ritorno ad una mascolinità pura precedente all’assoggettamento odierno ad una società sempre più femminilizzata; oppure al fenomeno incell, i celibi involontari che si riferiscono a strane unioni di misoginia, frenologia e difesa di un passato idealizzato. Tutti questi ambienti, diventati nel frattempo veri e propri brand commerciali, propugnano una netta difesa dei diritti maschili contro un ipotetico dominio delle donne. Un coacervo di cultura nerd, antimodernismo e rigetto di ogni ideologia oltre che di ogni tipo di società con la presenza del gentil sesso: una risposta sbagliata ad un problema reale che ha come unica conseguenza quella di rafforzare le stesse tendenze di colpevolizzazione e alienazione nemiche del sesso maschile.

Il problema è il maschio debole

Ma quale patriarcato? Questo è il vostro uomo rieducato”, questa la frase comparsa su diversi manifesti qualche anno fa. Una frase che non avrebbe potuto spiegare meglio il punto della questione. Accantonando i riferimenti a teorizzazioni al limite del patologico, le quali non fanno altro che veicolare un pensiero debole di vittimismo e risentimento accettabile solamente per chi non ha mai tirato un pugno in vita sua o provato a corteggiare una donna, il vero problema si ritrova propria nella piaga del femminismo radicale: politicamente corretto, criminalizzazione del maschio (“mascolinità tossica”), abbattimento di concetti come virilità, coraggio e eroismo, quote rosa, gender gap e, più in generale, tutta quella retorica che dipinge ogni uomo come un potenziale stupratore. L’uomo rieducato occidentale è ciò che di più lontano esista dall’idea di uomo europea. Chiunque predichi una guerra tra i sessi non agisce per contrastare un fenomeno che dipende solamente dal progressivo annullamento della figura del maschio.

Renato Vanacore

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