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Così l’antifascismo dà contenuti e parole d’ordine ai sovranisti

by Sergio Filacchioni
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antifascismo

Roma, 8 apr – Sta facendo il giro dei social: si tratta della manifestazione indetta da Marco Rizzo “No riarmo UE, pace e sovranità”. Peccato che l’ultimo mohicano del comunismo l’abbia battezzata sotto insegne tutt’altro che “sovrane”. La manifestazione infatti si terrà a Genova e celebrerà gli “80 anni del giorno della vittoria”. Quale? Quella del 9 maggio 1945… quella degli antifascisti.

L’antifascismo sta colonizzando il sovranismo?

Pace e sovranità quindi. Stop al riarmo. Celebrando però una vittoria militare straniera, tutt’altro che deideologizzata come quella del 9 maggio. Per gli smemorati, fu il giorno in cui le forze armate tedesche si arresero incondizionatamente alle forze alleate, ponendo fine alla Seconda Guerra Mondiale in Europa. Insomma, l’antifascismo sta colonizzando con parole d’ordine e contenuti il sovranismo all’amatriciana: motti, slogan e immagini che arrivano direttamente dalla propaganda di guerra Russa. Qualcuno ci disse che le parole di Medvedev su Piazzale Loreto erano solo “apparenza” e che l’antifascismo ormai è una veste che tutti quanti volenti o nolenti devono indossare. Noi continuiamo a sostenere che le parole di Medvedev non sono state tirate a caso, ma avevano un target ben preciso che ha recepito e si è prontamente attivato. In ogni caso salta all’occhio l’ossimoro terribile di vedere accostati il tricolore italiano e i negatori della Patria che ne celebrano la morte come stato sovrano rievocando la vittoria alleata: roba da neo-partigiani.

L’antifascismo non è una “maniera”, ma un linguaggio…

Qualcuno, come dicevamo, sostiene che l’antifascismo sia sostanzialmente una “maniera” e che tutto il mondo non può non esserlo perché tutti hanno combattuto l’Asse dal 1939 al 1945, e che quindi non debba essere calcolato come criterio di giudizio perché tutti lo sono a prescindere. Qualcun altro, sostiene addirittura che in fondo in fondo ce lo meritiamo l’antifascismo, con lo stesso fanatismo della cultura woke (internazionale ed anche europea) che sostiene le “colpe dell’uomo bianco”: colonialismo, imperialismo ecc… Il problema è che l’antifascismo russo non è solo un antifascismo di facciata e retorico, o sbirresco e culturale come quello occidentale, ma sostanziale e apertamente ostile. Il ragionamento “lo dicono tutti” vale fino a una certa: non saranno i soli, ma sono i soli a farlo con un acceso entusiasmo che ha un ben preciso scopo. Mobilitare gli altri “entusiasti” di Piazzale Loreto: antifà, collettivi, sinistra radicale e partigianerie varie.

…che sostiene una narrazione antieuropea

Il problema infatti non è tanto scegliere i propri amici geopolitici in base all’indice di gradimento su Benito Mussolini, ma che ogni narrazione antifascista sostiene solo e soltanto… la narrazione antifascista, locale o globale che sia. Che provenga dalla Russia o che arrivi da Pagliarulo, o dal sovranista Rizzo, il risultato non cambia: qualcuno, cioè noi, non sarà mai veramente sovrano, il tedesco sarà sempre nemico (le grafiche della Von der Leyen in alta uniforme delle SS non sono una semplice boutade antitedesca, attivano il meccanismo della colpa e della “fasciofobia“) e alla fine dei giochi gli “Alleati” finiranno sempre per spartirsi l’Europa mentre un pugno d’italiani emarginati indosserà un fazzoletto gridando “Liberazione!“. È una narrazione che sceglie e mobilita il suo pubblico: l’antifascismo che è stato nutrito di etnomasochismo, pacifismo, terzomondismo e anti-americanismo di stampo sovietico. Non è un caso che da Nord a sud, le sigle giovanili di sinistra stiano ricopiando con dieci anni di ritardo i roghi delle bandiere Ue. Incredibile no? In tanti anni di “occasioni perse” per farsi sentire contro libero mercato, progressismo e immigrazione, si attivano proprio ora che dall’Europa si alzano venti (seppur flebili) d’emancipazione.

Nessuno può sostenere 9 maggio e tricolore

Le celebrazioni del 9 maggio accompagnate dal tricolore sono una vergogna nazionale, equiparabile ai tributi della Repubblica Italiana agli infoibatori. Se l’area sovranista ha deciso di farsi colonizzare dai nostalgici del comunismo e dell’armata rossa, tolga immediatamente dalle sue sigle i riferimenti all’Italia e alla nostra bandiera, perchè prima che essere un insulto ai popoli europei, è un insulto a quello italiano che nel 1945 non ha festeggiato una “Vittoria”, ma la terribile sconfitta del suo risorgimento nazionale. Su questo campo l’Europa e l’Ue non c’entrano nulla: chi fa leva sulla narrativa della “liberazione” per perseguire i suoi scopi e colonizzare un’idea genuina come è stata quella sovranista, merita tutta la nostra opposizione.

Sergio Filacchioni

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