Roma, 1 mag – Palestre scolastiche inesistenti o inadeguate, nessuna programmazione per i corsi di educazione fisica a scuola e niente più gioco all’aria aperta, né nei parchi né nei ‘vecchi’ cortili di casa. Ed ecco cosa ci ritroviamo: bambini sempre più fragili e inadeguati all’attività sportiva.
Sono questi i risultati di un’inchiesta condotta dal Corriere della Sera sulla forma fisica dei giovani italiani, che peggiora anno dopo anno e fa crescere una generazione senza forza, senza resistenza e incapace dei più semplici gesti atletici. “In prima media due ragazzi su tre non sanno eseguire una capovolta in avanti: si bloccano, contorcono, accasciano su un fianco. Un tempo le capriole si apprendevano in maniera naturale giocando, tra i 6 e gli 8 anni, dopo aver imparato a rotolare e strisciare. Doverla insegnare a ragazzi di 11-12 anni che pesano già 40 chili significa recuperare un ritardo”, spiega al quotidiano Sergio Dugnani, docente di Scienze del Movimento all’Università di Milano. “Vedo ragazzini in difficoltà se chiedi loro di saltare a piedi pari una riga disegnata sul pavimento. Non sono disabili: semplicemente non l’hanno mai fatto“, aggiunge laconicamente Annalisa Zapelloni, professoressa di educazione fisica e moglie del compianto Giorgio Guarnelli, fra i più apprezzati allenatori di lancio della Fidal.
Andare in bicicletta o correre, nel frattempo, non sono più patrimonio comune della gioventù, che sulle strade ha da sempre provato – fra sbucciature e gare con gli amici – i primi assaggi dell’attività agonistica. “Non è un caso che a scuola tanti ragazzi siano perennemente infortunati. La loro muscolatura è così poco tonica da creare problemi di postura: dopo pochi minuti in piedi devono sedersi. Sono stanchi”: così Mario Bellucci, curatore di uno studio che illustra come le capacità aerobiche degli adolescenti italiani stiano calando al ritmo dell’1% l’anno.
Non solo capriole e due ruote. Mancano proprio forza e resistenza, tanto che più di un ragazzo su due non ha sufficiente forza nelle braccia, l’80% neanche nelle gambe e quasi la metà manca di coordinazione: questi gli esiti dei test creati e condotti in un istituto superiore della provincia di Rimini. A spiegare il perché di questi drammatici numeri è sempre Dugnani: “Il gioco nel cortile, quello che permetteva lo sviluppo armonico involontario del corpo, è scomparso. Dal rincorrersi, saltare la corda, lanciarsi la palla ci si è ridotti all’immobilità dell’appartamento e del videogioco“.
Nicola Mattei