Home » Con l’Italia o contro l’Italia

Con l’Italia o contro l’Italia

by Stelio Fergola
0 commento
pro e contro Italia

Roma, 29 apr – Il cartellone pubblicitario sull’incontro di stasera è abbastanza inequivocabile, rappresentante l’Europa come un uomo che si regge sulle stampelle e con una gamba malata visualizzata come l’Italia. Maastricht, tra passato, presente e futuro, continua a mostrare il proprio volto. Senza che nessuno dica granché a riguardo. Magari distratto dalla gioia infinita del vincolo esterno o da suggestioni mitologiche ma poco attinenti con la storia prolungata di questo vecchio e malandato continente.

La gamba è zoppa solo per chi non vede la realtà

L’Europa è un uomo sofferente che cammina con le stampelle e la gamba malata è lo stivale italiano. Oltre all’insulto palese, l’ennesimo e forse ancora più estremo dei precedenti, la realtà degli ultimi quarant’anni smentisce agilmente una narrazione così imbarazzante. Potremmo dire anche degli ultimi 73, visto che l’Italia è notoriamente uno dei Paesi fondatori di questa baracca ignobile che chiamiamo Unione europea, e che il suo ruolo si rinnova sia nel passato recente che nel presente e – purtroppo – nel futuro. La gamba malata continua ad essere contributore netto, come è sempre stato (che in soldoni vuol dire che dà sempre di più di quanto riceve), e negli ultimi decenni, prima del caos pandemico del Covid, è sempre stata in avanzo primario ad eccezione dell’anno 2009. Un curriculum di “compitismo a casa” che nessun altro, tra i Paesi medio-grandi del blocco, può esibire (non può farlo la Germania né a maggior ragione la Francia). Senza l’Italia l’Ue crollerebbe domani mattina, non paga delle numerose crisi che l’hanno caratterizzata in appena vent’anni di esistenza attiva sulla scena continentale e internazionale. Gamba zoppa un par de palle, perdonerete il francese. Ma qui sorge un altro discorso: si può ignorare un manifesto del genere oppure esso può costituire uno spunto di reazione. Può essere accolto con la solita inerzia di chi considera in fondo normale che la Nazione si estingua per sempre o essere fonte di ulteriore reazione e determinazione per contestare l’avverarsi di uno scenario così triste, senza curarsi di essere popolare o meno ma lottando anzitutto per il bene della propria terra. Chi scrive, inutile dirlo, ha già fatto la sua scelta.

Con l’Italia o contro

Di fronte a uno scempio del genere non esiste una risposta diversa. No, non si può usare la scusa dell’antistorico “ritorno all’Ottocento” proveniente da destra né tanto meno quella ancora più ridicola del ritorno al fascismo che si ode, in forma di starnazzo isterico, da sinistra. Non è neanche accettabile continuare a perpetrare la visione del tutto parziale e contraddittoria secondo cui gli Stati Uniti d’America ostacolerebbero i virtuali Stati Uniti d’Europa per il timore di chissà quale potenza contraria in costruzione . Una spiegazione che non regge di fronte a documenti statunitensi inequivocabili, desecretati e diffusi decenni fa dall’inspiegabilmente (?) ignorato Joshua Paul, che dimostrano in modo altrettanrto inequivocabile quanto da oltreoceano siano arrivate vagonate di dollaroni nel secondo dopoguerra al fine di finanziare politici e movimenti utili allo scopo di creare quella “Europa unita” che tante suggestioni imperiali (quelle sì, antistoriche) suscitano negli uni e visceralmente anti-italiane negli altri. E che quanto meno dovrebbe chiedersi come mai da Washington si prendano la briga del rischio di  fomentare  questo presunto “europeismo divisivo” senza neanche immaginare che possa diventare – in modo del tutto fantapolitico se si parla di dopodomani, vagamente realistico solo se riferito a secoli in proiezione futura – unitario. Una semplificazione che non aiuta, in un momento delicatissimo. Sullo sfondo le solite suggetsioni di Usa, Cina, Russia. Per ignorare la strada del ritrovamento di una propria dimensione internazionale valida e seria (senza farsi ossessionare dal quel complesso del gigante che, votato alla “superpotenza per forza”, è una zavorra incredibile all’elaborazione di una qualsiasi visione di Italia) imboccando quella dell’annullamento e delle decisioni prese come sempre da altri (magari non cinesi, russi o americani ma tedeschi e francesi: un affarone), come se chissà quale differenza rappresentasse. Senza dirlo, spesso anche senza accorgersene, magari sventolando un tricolore vuoto di significato il 17 marzo o il 4 novembre. O peggio ancora avendo la faccia tosta di parlare di “patria” riferita al 25 aprile e altre menate su date che hanno rappresentato la fine della nostra indipendenza. Ma sempre camminando in quella direzione. Il vero punto di partenza è essere a favore o contro l’Italia di fronte a questo scempio. Prima ancora di fare qualsiasi ragionamento sull’esterno, chi sente la prima inclinazione dovrebbe pensare anzittutto al corpo malato interno, inquinato da chi per decenni ha fatto propaganda auto-razzista e ha reso perfino accettabile una vignetta vergognosa come quello di sabato: e dovrà continuare, come un cristiano della prima ora, incurante delle persecuzioni nell’impero e senza lasciarsi spaventare dal numero spropositato di coloro che sono – implicitamente, inconsciamente o addirittura deliberatamente – contro. Perché nella storia si vince e si perde, si nasce e si muore. Ma chi sceglie la strada più comoda è già morto.

Stelio Fergola

You may also like

Commenta

Redazione

Chi Siamo

Il Primato Nazionale plurisettimanale online indipendente;

Newsletter

Iscriviti alla newsletter



© Copyright 2023 Il Primato Nazionale – Tutti i diritti riservati