Como, 5 luglio – Che i “compagni” non siano così furbi come vorrebbero far credere, cioè essere talmente bravi da far cascare gli altri nei troll essendo loro invece immuni, sta diventando sempre più chiaro. Saranno gli infausti esiti elettorali, o forse la refrattarietà di buona parte degli italiani davanti alle loro narrazioni immigrazioniste o terzomondiste, fatto sta che nell’ultimo periodo gli attacchi isterici abbondano, a scapito della qualità della discussione politica. La mancanza di lucidità la fa da padrona dalle strade alle redazioni di giornale, e ovviamente dalle parti di Repubblica non se la sentono mai di mancare all’appello. In fondo sono sempre quei pochi, pochissimi, “nervi scoperti” a tradirli, come quello dei migranti: basta sfiorare il tema che parte la mobilitazione a spron battuto. Se la “caccia alla bufala” contro i troll delle pagina satiriche social ormai è un riempitivo quotidiano, il siparietto andato in scena a Como tra CasaPound e i collettivi di sinistra dimostra come quest’ultimi non sono in grado altro che di parlarsi addosso e di autoconvincersi di quanto si dicono; insomma, un vizio comune a quelli da cui dicono di differenziarsi e sui quali ridono.
Andiamo per ordine. Nella serata dello scorso 2 luglio i militanti del movimento della tartaruga frecciata organizzano un’azione goliardica nella città lariana per denunciare la situazione presso lo Spazio Ratti (ex chiesa di San Francesco), complesso culturale divenuto un dormitorio a cielo aperto in pieno centro cittadino e per questo ironicamente ribattezzato “Ostello San Francesco”. In particolare, sono affissi alcuni manifesti che simulano le recensioni del più famoso portale online di commenti a strutture ricettive, accompagnati da un messaggio schietto: “Basta degrado, riprendiamoci la nostra città”. Lo scopo dei militanti è quello di spronare l’amministrazione cittadina, che sulla questione dallo scorso inverno procede a tentoni, ad intervenire definitivamente ed efficacemente: “si sistemi dignitosamente chi ne ha diritto e si allontani dalla città e dall’Italia chi non lo ha”, afferma CasaPound in un comunicato stampa, alludendo al fatto che tra gli accampati sono mischiati sia i senzatetto, sia – e in larga parte – migranti.
Mettere ordine nelle idee e nelle parole non gioca però a favore dei collettivi comaschi, che sulla difesa al “libero accampamento” hanno impostato da mesi la loro ultima, disperata, battaglia per la sopravvivenza politica in città. Dal tam tam sui social la notizia arriva direttamente alla redazione milanese di Repubblica, che quasi non aspettava altro che scrivere un articolo titolato “Como, CasaPound prende in giro i senzatetto con finte recensioni di Tripadvisor” (balzando alle cronache inizialmente pressoché su tutta la stampa locale, dove il comunicato stampa di CasaPound viene relegato al dimenticatoio salvo poi essere ripreso dopo che Repubblica ne ha fatto tendenza). Riga dopo riga, la palese goliardia del gesto lascia spazio ai toni cupi da “caccia all’uomo”. Qualcuno mosso da pietà scrive “peace” sui reprobi manifesti, i più indignati commentano: “Sì, tutti al muro. Voi fascisti risolvete così? Chi non piace basta farlo fuori e il problema non c’è più”. In realtà la proposta di CasaPound era chiara e affatto truce: identificare, smistare, spostare quelle persone da quello che è, a tutti gli effetti, un ostello a cielo aperto, per disinnescare una situazione pericolosa per la salute degli accampati, per la sicurezza e per il decoro urbano.
Tuttavia neanche Repubblica può ignorare che i senzatetto effettivi sono “circa 150 in città”, già serviti da alcuni dormitori fissi (pubblici e privati), mentre tutti gli altri sono gli innumerevoli “migranti che passano da Como per provare a varcare il confine con la Svizzera e raggiungere così il Nord Europa”: così il quadro della situazione è ben definito, sia dello stato dello Spazio Ratti, sia della reazione scomposta dei collettivi comaschi (su tutti “Como accoglie” e “Como senza frontiere”). Eccolo il “nervo scoperto” che è stato toccato, quello dei migranti. Sul finire degli articoli a tinte fosche di Repubblica di solito arriva puntuale l’intervento dell’“osservatorio democratico” di turno, e anche questo caso non poteva fare eccezione. Secondo il portavoce locale i volontari che portano coperte e colazioni agli accampati (ci si permetta di riflettere che un volontario che predica i diritti umani dovrebbe ospitare nella propria sede o nella propria abitazione queste persone, non lasciarle per strada) sarebbero minacciosamente seguiti da pattugliatori in “atteggiamento paramilitare”. Con il solito giochetto del dico-non dico ecco irrompere sulla scena l’altro “nervo scoperto”, il sempiterno fascismo.
Tutto era partito come un’azione irriverente, è finito con il racconto del prodomo di un rastrellamento. In un troll è stato letto nient’altro che razzismo e scontro sociale. Finché regnerà l’interesse politico di parte nel persistere della situazione di caos che la città e l’Italia intera si trascinano da anni, nessun rimedio sarà mai possibile. Questo è ciò che i comaschi e gli italiani devono sapere.
Stefano Beccardi
Como, CasaPound contro il degrado. E Repubblica inscena la “caccia all'uomo”
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1 commento
mi sto divertendo a leggere i commenti sul rito di Repubblica: da un lato si dà atto che pubblicano anche i commenti critici, ma dall’altro, leggendo le risposte piccate di chi non è d’accordo fatte più d’insulti che di argomenti, la dice lunga sul livello di cattiveria di un certo mondo