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Clima: riscaldamento fuori controllo. Di chi è la colpa?

by Francesco Meneguzzo
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Aumento della temperatura globale rispetto all’epoca preindustriale: il 2016 segnerà il record assoluto

Reading, 18 mag – Dati allarmanti dalla Nasa e da tutti i maggiori centri mondiali di ricerca sul clima: aprile 2016 è stato, a livello globale, il mese in assoluto più caldo della storia (cioè dal 1850, anno dal quale sono disponibili misure dirette affidabili), totalizzando un riscaldamento di 1,11 gradi rispetto alla media 1951-1980 e di fatto raggiungendo quella soglia di +1,5 gradi rispetto all’epoca preindustriale, fissata come primo obiettivo dalla ridicola conferenza mondiale sul clima di Parigi (Cop21) dello scorso novembre. Lo scorso mese ne segue inoltre altri tre con anomalie record, le massime in febbraio, nonché completa una striscia di 14 mesi consecutivi ciascuno il più caldo dal 1850. Tanto che il 2016 è previsto essere l’anno di gran lunga più bollente della storia, superando di ben 0,3 gradi il precedente record segnato soltanto l’anno scorso.

Non varrà a sminuire la portata dell’evento la considerazione dell’effetto prodotto dal fenomeno di El Niño (riscaldamento dell’oceano pacifico equatoriale), per altro praticamente esaurito e comunque non superiore ad altri analoghi fenomeni del passato. Né è possibile sottovalutare le conseguenze di una deriva senza precedenti: per esempio, l’estensione del ghiaccio marino nell’artico (polo nord) è ai suoi minimi storici assoluti dal 1980 (anno in cui grazie ai satelliti ne è iniziato il monitoraggio sistematico), mostrando un anticipo dello scioglimento di almeno un mese proprio nel periodo di più rapido ritiro. Gli effetti di quest’ultimo fenomeno potrebbero essere di vasta portata: dal contributo all’ulteriore scioglimento dei ghiacciai terrestri della Groenlandia al conseguente aumento del livello dei mari (già aumentato in media di 12 centimetri), allo sconvolgimento della circolazione atmosferica almeno nell’emisfero nord (freddo e tempeste sull’Europa centro-settentrionale), fino al contributo a un riscaldamento ulteriore grazie al fatto che il mare aperto (scuro) assorbe molto più calore rispetto al ghiaccio (bianco). L’ex capo della divisione climatica della Nasa, James Hansen, vede un futuro ancora più cupo in un recente importante articolo, che coinvolge anche lo scioglimento di parte del ghiaccio terrestre antartico. In termini economici, senza considerare gli impatti sulle popolazioni (e i costi conseguenti), gli asset reali (non finanziari) che potrebbero essere distrutti dal cambiamento climatico nel corso dei prossimi decenni sono stati stimati fino al controvalore stellare di 24mila miliardi di dollari, cioè il 17% del totale.

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L’estensione del ghiaccio marino nell’artico supera in negativo ogni record e minaccia di battere di gran lunga il precedente minimo osservato nel 2012

Assumendo che tutto questo sia vero, e un eventuale complotto è da considerare quanto meno molto improbabile, non è possibile evitare di osservare con rabbia le candide passerelle come quella dello scorso mese al palazzo dell’Onu a New York, di cui si è ampiamente riportato su queste colonne, dove a sfilare e pontificare sono stati in massima parte i vincitori del secondo conflitto mondiale e da 70 anni conduttori del mondo, prima in tandem con l’altra faccia – comunista – del capitalismo, quindi da 25 anni in beata solitudine e tuttavia fedeli epigoni di quel mondialismo che è prima causa della drammatica insostenibilità globale. In altre parole, la soluzione del problema dovrebbe essere escogitata dagli stessi soggetti che lo hanno creato mediante l’esportazione forzata delle tecnologie e dei consumi verso aree impreparate ad assorbirli e l’importazione nei paesi sviluppati delle eccedenze umane provenienti da quelle medesime aree, sia l’uno che l’altro processo a danno dei popoli che si erano conquistati in secoli e millenni il diritto a una vita dignitosa.

Non potrà stupire allora che le soluzioni immaginate dalle élite finanziarie e dalla propria servitù politica transnazionale prevedano sempre più esplicitamente la compressione dei consumi e la distruzione dei diritti sociali tra i popoli più avanzati, lo sradicamento delle comunità e la creazione di uno sterminato proletariato globale senza volto, senza identità e senza voce. La reazione dei popoli, a tratti e spesso confusamente già timidamente in corso con l’ascesa di Donald Trump negli Stati Uniti, l’inattesa resistenza della Russia di Putin e la crescita dei movimenti identitari in Europa, non potrà allora essere bollata di cinismo ed egoismo, piuttosto alla legittima aspirazione a riappropriarsi del proprio futuro e ricostruire un assetto mondiale e nazionale in equilibrio con le specifiche culture, capacità e competenze, risorse disponibili. I residui strumenti elettorali ancora disponibili sono quello che rimane prima di un’evoluzione molto meno piacevole, in un senso o nell’altro.

Francesco Meneguzzo

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6 comments

Anonimo 18 Maggio 2016 - 12:17

Non riesco a capire come si possa fare una simile affermazione con certezza scientifica. Oltre ai grafici carini e affascinanti che si vedono in TV o nei giornali vorrei capire come è stata analizzato il clima. Hanno fatto una media mondiale delle temperature? Hanno considerato le temperature massime? Su quanti punti di misura è stata calcolata questa media? La quantità di dati del 1850 è la stessa di quella moderna o sono dati interpolati? Se si, in base a cosa son stati interpolati/approssimati? I modelli matematici che stanno dietro queste analisi sono molti, ed è semplice scegliere quello che da come risultato quello che più compiace ( all’IPCC).

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Francesco Meneguzzo 18 Maggio 2016 - 2:04

La misura del consenso scientifico sulla realtà e sull’attribuzione antropogenica del cambiamento climatico corrente, in base alle pubblicazioni peer-reviewed e pesato secondo l’impact factor, è intorno al 97%. Come, per dire, la meccanica quantistica o la teoria della relatività. Quindi è certezza.
Rispetto ai metodi, è molto complesso ma sono cross-istituzionali (tutto il mondo coinvolto), pubblici, ci stanno dietro decine di migliaia di persone. Per esempio: http://www.metoffice.gov.uk/hadobs/hadcrut4/data/current/download.html
Infine, ci ho lavorato per 15 anni a un certo livello, per cui non sparo a caso.

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Anonimo 18 Maggio 2016 - 1:06

Sara colpa di chi fuma le sigarette mentre gli aerei vanno ad energia solare e non inquinano

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Il Duca Bianco 18 Maggio 2016 - 7:59

Splendido articolo Dr. Meneguzzo, complimenti! 😉

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Milo 19 Maggio 2016 - 10:09

Domanda all’articolista: ma è vero che il Polo Sud invece si sta espandendo e che gli inverni diventano via via più rigidi? In tal caso si può parlare di riscaldamento globale come se uniformemente ci fosse l’aumento della temperatura, oppure è un risultato di una media un po’ distorcente, trattandosi di escursioni amplificate?

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Francesco Meneguzzo 19 Maggio 2016 - 2:05

Si è leggermente espanso, o comunque non è diminuita, la copertura glaciale MARINA – e solo marina – circostante l’oceano antartico, e questo è un effetto ben previsto e modellato. Invece, le acque profonde riscaldano e premono (come scioglimento) sui ghiacciai basati a terra che sono quelli importanti in Antartide.
Vedi per es. notizia di oggi su studio recentissimo https://www.rt.com/news/343597-antarctic-melting-sea-level/
La media delle temperature è ovviamente globale e include l’intero pianeta, vedi il link nell’articolo ai dati Nasa

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