Roma, 11 ott – Solo pochi giorni fa Repubblica riportava positivamente sulle proprie colonne l’aumento delle scuole e università (soprattutto in Lombardia) che consentono l’attivazione della carriera alias per i propri studenti, elogiando questo fantomatico passo avanti nella libertà di scelta e nell’inclusività come “sviluppo della cultura del rispetto e dei diritti”. Ma in cosa consiste realmente questo tipo di provvedimento? La carriera alias altro non è che una specifica delibera che consentirebbe la possibilità agli studenti in transizione di genere di essere chiamati con il nome d’elezione invece che con quello anagrafico all’interno della burocrazia dell’istituto.
Carriera alias in Bicocca, come riscrivere la realtà
L’introduzione della carriera alias nelle scuole lombarde è iniziata silenziosamente circa tre anni fa per poi diventare, oggi, uno dei principali cavalli di battaglia dell’ideologia gender propagandata dalle varie associazioni Lgbtqi con la connivenza di dirigenza, docenti e vari collettivi studenteschi. Al momento circa 60 scuole della regione, la cui metà solo nella provincia di Milano, hanno attiva questa condizione. Il caso dell’università Bicocca del capoluogo meneghino, ad esempio, mostra come l’ideologia s’impegni volontariamente a riscrivere la realtà. Un docente dell’ateneo, infatti, ha evidenziato come l’aumento delle carriere alias rifletta “la prevalenza delle identità non binarie nella fascia adolescenziale e dei giovani adulti”, quando in realtà, su oltre 30mila studenti, siano solo una quarantina le carriere alias presenti. Numeri irrisori che non possono dettare alcuna condizione normativa o stabile.
Rieducazione gender
Scuole ed università, o più in generale tutti i luoghi di formazione, sono sempre più spesso presi di mira come obbiettivi principali dell’opera di rieducazione da parte di tutto quel pensiero legato al gender. Ora, tralasciando la questione, seppur di prim’ordine, relativa a quella che è una vera e propria creazione dal nulla, da parte della sinistra, di assurde “realtà di fatto” in barba a leggi e regolamentazioni (la carriera alias crea identità non legali che non esistono per l’anagrafe), è importante è rimarcare il tentativo di egemonizzazione culturale da parte di questa filosofia. L’opera di “normalizzazione” del taglio netto tra sesso biologico e identità di genere, mostrando la non necessarietà di tale nesso, si lega all’imposizione di modelli intenti a ricostruire nuove nozioni di uomo e donna come fossero così iscritte in natura. In questo modo l’ideologia gender mira ad un cambio totale di paradigma culturale che colpisce l’intera società.
Andrea Grieco