Roma, 5 sett – Sulle emergenze nelle carceri Andrea Delmastro insiste, riproponendo il progetto di riportare nei Paesi di origine almeno almeno una parte dei detenuti stranieri, come si legge sul Secolo d’Italia.
Le carceri e il nuovo intervento di Delmastro
Nelle carceri vive circa un terzo di detenuti stranieri, ricorda lo stesso segretario Delmastro, indubbiamente a ragione: “Sui 51.249 detenuti 17.987 sono stranieri e costano, come tutti gli altri, 137 euro al giorno che all’anno fanno 899 milioni 439mila e 935 euro. Per questo stiamo lavorando a un progetto, collegato al Piano Mattei, che prevede di siglare accordi con i Paesi d’origine in modo che chi è stato condannato in Italia possa scontare la pena nei penitenziari dei loro Paesi”. Insomma, un piano di rientro che somiglia molto a un rimpatrio per i criminali stranieri. Poi l’attacco – anch’esso difficile da contestare – alla sinistra che “propone sempre lo svuotacarceri, che non funziona perché in genere chi viene liberato poi torna in carcere, mediamente, dopo 6 mesi. Noi stiamo lavorando a un piano di edilizia carceraria da 84 milioni di euro per la costruzione di 8 nuovi padiglioni e la ristrutturazione di celle, già esistenti, ma inagibili”.
Con un esecutivo così immigrazionista, sono parole vuote
Quando poi da “cosa” proponga il progetto di passa al “come”, i nodi vengono al pettine. Secondo Delmastro l’operazione può funzionare “attraverso un meccanismo di premialità. L’Italia garantirebbe un sostegno per la formazione di lavoratori in loco garantendo anche un maggior numero di ingressi di lavoratori qualificati regolari (extraflussi) in cambio i Paesi africani dovrebbero accettare il rientro dei loro connazionali detenuti negli istituti penitenziari italiani”. Insomma lavoratori stranieri regolari in cambio del rientro dei criminali, il che razionalmente sarebbe sicuramente meglio della situazione attuale, ma che non porrebbe minimamente in dubbio la realtà di un esecutivo – nei fatti – estremamente immigrazionista, nonostante le parole altrettanto vuote di Francesco Lollobrigida di qualche tempo fa sulla “sostituzione etnica” da affrontare non si sa bene in che modo, vista la disponibilità a voler accogliere centinaia di migliaia di stranieri regolari con la cui progettualità, effettivamente, una proposta come quella di Delmastro collima quasi perfettamente.
Alberto Celletti