Roma, 2 nov – Per realizzare il futuro bisogna avere un’idea dello stesso. Bonificare, il testo di Gian Piero Joime e Domenico di Tullio, mostra di possederla in modo chiaro e netto.
Bonificare: la sostenibilità ambientale secondo Joime e di Tullio
Bonificare, scritto da Gian Piero Joime e Domenico di Tullio per Edizioni Sindacali, è un libro che pone al centro della politica ambientale dell’era della sostenibilità la primaria e urgente necessità della messa in sicurezza dei territori e della riconversione industriale dei numerosi siti abbandonati e sparsi, come scheletri di ferro e cemento, nelle provincie italiane. Bonificare stimola a cavalcare le innovazioni, ad essere protagonisti attivi della “transizione ecologica”, a tornare a produrre, osare e costruire.
Bonificare, esamina il cruciale tema della bonifica e della riconversione dei siti industriali dismessi – tema centrale per la ricerca di una via italiana per la conquista della sostenibilità economica, sociale e ambientale – al fine di elaborare un modello di gestione dei complessi procedimenti di riqualificazione delle tante aree produttive abbandonate e sparse nel territorio nazionale, nella volontà di recuperarne la funzione sociale, ambientale ed economica.
La bonifica e la riconversione industriale dei siti di interesse nazionale, e delle aree contaminate e abbandonate presenti nel nostro paese, dovrebbe essere il primo pilastro di una via italiana per la sostenibilità e per la transizione ecologica, una via concreta che vada ben oltre il mainstream delle ridondati chiacchiere green: la bonifica è un dovere per la messa in sicurezza ambientale del territorio e, allo stesso tempo, la riconversione dei siti industriali dismessi è una grande opportunità per il rilancio degli investimenti, dell’occupazione e per la rinascita industriale italiana.
Come affrontare seriamente l’inquinamento
In Italia vi sono circa 100mila ettari inquinati, 42 siti di interesse nazionale e oltre 6 mila aree contaminate di interesse regionale. I risultati ottenuti fino ad oggi per la bonifica delle aree dismesse sono molto deludenti, mentre la difesa del suolo e la riconversione dei siti industriali in nuovi centri di produzione è certamente una delle opere pubbliche più significative e urgenti, prioritaria per una concreta e tangibile transizione ecologica: una grande e vitale opera di ricostruzione per la trasformazione dei tanti siti italiani, inquinati e dismessi, in nuove e moderne centrali di produzione, lavoro e sviluppo .
Il successo degli interventi di una bonifica dipende dalle capacità manageriali e dalla chiarezza delle regole tra i diversi attori pubblici e privati; dipende poi dalle prospettive economiche e sociali della riconversione industriale, riconversione che se ben definita, anche ad esempio alla luce delle opportunità insite nelle comunità energetiche rinnovabili, e nelle relative filiere produttive, potrebbe prima stimolare e trainare le opere di bonifica ambientale, e poi promuovere nuovi orizzonti di sviluppo economico e sociale del territorio.
La bonifica e la riconversione dei siti dismessi dipende soprattutto da una nuova visione di sviluppo, basata sul coraggio e sull’entusiasmo di immaginare e realizzare la trasformazione delle troppe aree inquinate e abbandonate, dei tanti cadaveri di archeologia industriale sparsi nelle nostre provincie, in vitali centrali di produzione per una nuova industrializzazione italiana.